ELECTRIC DRAGON 80.000 V [SubITA]

Titolo originale: Electric Dragon 80.000 V
Nazionalità: Giappone
Anno: 2001
Genere: Azione, Fantascienza, Visionario
Durata: 55 min.
Regi: Gakuryû “Sogo” Ishii

Un ragazzo, colpito da una potente scarica elettrica durante l’infanzia, è succube di una incontrollabile che letteralmente lo costringe ad ancorarsi ogni giorno al proprio letto. Un giorno il giovane trova il modo di sfogarsi e calmarsi lavorando come ritrovatore di rettili smarriti e suonando una elettrica: ben presto dovrà però confrontarsi con un forse più “elettrico” di lui.

[Attenzione, questa sezione contiene spoiler]

Sembra una trama idiota? Pare di leggere un manga, un fumetto di Science Fiction? Bene, è proprio questo l’obiettivo. Il film non cerca di dare risalto alla trama, non ha la pretesa di fornire falsi spunti di riflessione fingendo una profondità nascosta e incompresa, la deride volontariamente. Certo, si potrebbero dare interpretazioni a livello simbolico di quasi tutte le scene, dalla scelta delle inquadrature a quella della musica, e derivarne tematiche di tipo esistenziale. È possibile farlo, certo, ma non è questo il punto. Per capire Electric Dragon 80.000 V è necessario cercare di immedesimarsi nelle menti dei suoi folli creatori, a cominciare dal regista Sogo Ishii. Siamo nell’anno 2000, il genere cyberpunk sta vivendo una crisi di identità a causa delle grandi trasformazioni della società. Ciò che 20 anni prima era cyberpunk, la fusione di elementi tecnologici e cybervisuali con la vita delle persone, sia artisticamente che fisicamente, è diventata parte della quotidianità. Ciò che prima era fantascienza ora è normale amministrazione. A parte rari casi non direttamente identificati con tale movimento culturale (The Matrix), e la scia di capolavori passati, il pubblico fa davvero fatica a ritrovare un’opera underground degna si il successore dei lavori di Tsukamoto. Dieci anni dopo Tetsuo Ishii si trova di fronte a questa sfida, e ad aiutarlo è Tadanobu.

La prima parte del film è dedicata alla caratterizzazione dei protagonisti. Dragon Eye Morrison ha una connessione particolare con i rettili, come rivelano chiaramente nelle prima scene, in cui le antiche rappresentazioni iconografiche di dragoni volanti accompagnano i titoli di coda e scandiscono il ritmo del grande momento: il dragone dentro di lui è pronto a scatenare la sua furia. Le scariche elettriche al cervello sono il veicolo per il risveglio del rettile gigante dentro l’animo del ragazzo. Morrison passa il suo tempo lavorando come investigatore privato ritrova-iguane e scaricando figurativamente elettricità tramite la sua fedele chitarra (o meglio: GUITAR!!!), quasi un’estensione naturale del suo corpo. Thunderbolt Buddha è, guarda guarda, un elettricista e feticista delle armi che utilizzano l’elettricità come forza propulsiva. Si diletta anche ad ascoltare le conversazioni dei passanti captando i segnali nell’etere. I due sono personaggi mitici della storia giapponese inseriti in un panorama postmoderno, e si ritrovano a doversi affrontare in una lotta all’ultima Volt.

Tematiche
L’idea è di creare un’opera grezza, divertente e deridente in perfetto stile manga, basti pensare ai nomi dei personaggi o agli esilaranti titoli di intermezzo (pennello di Asano!) annunciati da uno speaker urlante e delirante. Graffiante nella sua follia visuale, il film è supportato da una colonna sonora convulsiva, scritta e suonata da Ishii e Tadanobu stessi, che per l’occasione hanno formato una band punk industrial, i MACH 1.67. Il noise elettrico dei suoni trova una perfetta simbiosi all’interno del racconto, talvolta quasi oscurando l’arte visiva, seppure bellissima nel suo cyberpunkish-trash. Il film ha senza dubbio una delle colonne sonore più spaccatimpani di sempre, chitarre doloranti, voci distorte, sassofoni strozzati, rumori di scariche elettriche e ritmi infernali scandiscono ogni scena e ne determinano il mood. La musica è molto più che una parte del film, essa lo definisce e coagula tutto in un calderone di Volt spezzaorecchie e strappaocchi, iniettandocelo con violenza direttamente nella spina dorsale.

Il leitmotif della pellicola è il divertimento; si divertono tutti come pazzi. Il regista Ishii sperimenta, senza il timore di seguire precisi stilemi e di dover rispondere alle aspettative del pubblico, se ne sbatte altamente di quello che la critica potrebbe dire di lui. Con un film low-budget concepito e realizzato per la scena underground può permettersi di dare sfogo a tutta la sua creatività e follia, con un produttore come Takenori Sento (Eri Eri rema sabakutani, Yurîka) di certo non si preoccupa di un eventuale rimprovero. Asano può mostrare la sua polivalenza nell’interpretare eccellentemente un ruolo che i fan dei suoi lavori commerciali potrebbero non apprezzare, o addirittura disprezzare. Meglio così. Lo fa coscientemente e coraggiosamente, divertendosi e dando prova del suo grande talento, senza ripensamenti.

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Considerazioni finali
Molti critici si sono lanciati nelle proprie recensioni in un facile e quasi pilotato confronto con Tetsuo, il capolavoro assoluto cyberpunk di Shinya Tsukamoto di dieci anni prima. Attenzione però. Entrambi i film sono low budget, girati in bianco e nero, sotto i 60 minuti, hanno un regista giapponese che ha scritto anche la sceneggiatura e una colonna sonora punk industrial. Innegabile. Tuttavia, a parte questi elementi tutto sommato superficiali, i due film non hanno nulla in comune. Tetsuo è un film di denuncia sociale, una complessa opera simbolica studiata fino all’ultimo dettaglio, che ha richiesto un immenso lavoro di produzione, dove ogni scena, ogni taglio ha un secondo livello di astrazione e interpretazione. Un capolavoro che ha segnato un’epoca e un intero genere. Electric Dragon 80.000 V non ha nessuna di queste pretese, è la trasposizione cinematografica di un fumetto che era nelle teste di Ishii e Asano, vomitato elegantemente da un letto elettrificato, convulsioni spastiche nei sogni del regista. Alla fine ci chiediamo se tutto non fosse proprio un sogno, in cui noi siamo i supereroi mutanti che lanciano fulmini e che al nostro richiamo chitarre elettriche volano in mezzo alla città per ricaderci in mano, pronte per violentate.

Recensione : eigakyou.blogspot.it

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