DAWSON CITY: FROZEN TIME [SubITA] 🇺🇸

Titolo originale: Dawson City: Frozen Time
Nazionalità: USA
Anno: 2016
Genere: Documentario, Storico
Durata: 120 min.
Regia: Bill Morrison

Un documentario impressionante. La storia di Dawson City, una cittadina del remoto Canada creata dai primi cercatori d’oro. Ma soprattutto la storia delle pellicole che, in uno scavo, sono state rinvenute del 1975, 60 anni dopo. Pellicole in nitrato, quasi delle bombe, che il freddo e il caso hanno portato ancora in vita a noi. Un atto d’amore verso il cinema. Una storia che era impossibile non raccontare.

Un atto d’amore
O.k, vero, io so un pò fissato co gli atti d’amore ma non c’è altro modo per definire questo documentario. Dawson City è un atto d’amore verso il cinema come se ne sono visti pochi in questi anni. Dawson City è il racconto di una storia incredibile, una storia che si affianca alla Storia, a quella grande e grossa che studiamo nei libri. Ma per fare documentari così non è sufficiente avere tra le mani una grande storia, no. Perchè quello che ha fatto Bill Morrison è un lavoro quasi sovrumano, di struggente perfezione, se la perfezione, questa cosa così fredda e antipatica, può anche essere struggente. Un lavoro di montaggio impressionante, centinaia e centinaia di film uniti insieme, a volte pochi secondi per uno. E un montaggio che non si accontenta del significante, di tutto il materiale usato, no, ma riesce anche a dare senso, significato, attraverso un continuo uso dell’analogia o del pertinente.

Un racconto lungo due ore fatto di immagini senza sosta. Non c’è un solo minuto in cui quello che vediamo non sia legato a quello che ci stanno raccontando. Più che un’operazione di cinema tout court m’è sembrato un qualcosa che solo quella a grandissima arte della stop motion somiglia, un qualcosa che va a passo uno, step by step, un mettere 100 cose e giorni e giorni di lavoro nello stesso tempo che nel cinema normale si dedica ad un banale dialogo.

E io quando vedo queste cose mi sciolgo. Perchè il cinema è sì magia, e poche altre volte come in Dawson City ci viene ricordato, ma è anche lavoro, è artigianato, è ricerca, è perseveranza, è fatica. Lo dico sin da subito, nella parte centrale ho un pò faticato, fosse stato per me avrei dato un ritmo un pochino diverso al tutto, intervallando quello che stavamo vedendo con, magari, interviste dell’oggi, fatti dell’oggi. E invece siamo lì, a vedere per un’ora e 50 vecchi, a volte meravigliosi, filmini, vecchie foto, vecchie storie.
Senza mai una voce, senza mai un che non sia quello dell’onnipresente colonna sonora d’accompagnamento.

O.k, ma di cosa parla Dawson City? Partiamo dalla fine, come del resto fa lo stesso documentario. Nella seconda metà degli anni 70, durante degli scavi, vengono ritrovate centinaia di bobine di pellicola cinematografica. In nitrato. Il che vuol dire due cose, la prima è che sono dell’inizio del 900, la seconda è che sono quasi da considerare delle “armi” visto che il nitrato è praticamente un esplosivo. Il ritrovamento, ovviamente a Dawson City, Klondike, Canada porta a cercar di capire com’è possibile che tutti quei film siano finiti là sotto. Ne nasce così un documentario (realizzato comunque ai giorni nostri, non nel periodo del ritrovamento) che racconta tutta la storia di quella città, degli uomini che l’hanno vissuta e, di conseguenza, di quelle pellicole sotterrate. Dawson City nasce come piccolo agglomerato di case una volta che viene scoperto un ricco giacimento d’oro. La notizia fa il giro del mondo.

Comincia così la celeberrima corsa all’oro, la Gold Rush e Morrison, ovviamente, non si lascia mancare di regalarci qualche sequenza del capolavoro di Chaplin.
Le foto scattate in quegli anni (non siamo ancora nel 900) sono di abbacinante bellezza, 120 anni di storia e sono ancora lì, nitide, potentissime, meravigliose, a raccontare di un’impresa di neve, sudore e morte. Poi è tutto un susseguirsi di cose. Dawson City grazie all’oro diventa una di tutti. Diventa del vizio e del divertimento, casinò, sale da ballo, teatri. La visita Jack London e costruisce il primo bordello un antenato di Trump. La fortuna dei Trump nasce da qui, da un bordello nella neve di una città del remoto Canada. Poi l’oro finisce e la città che ballò un solo anno diventa quasi una città fantasma. Poi si costruirà una ferrovia, poi nuovo oro verrà trovato e Dawson tornerà ancora a splendere. Nel 1910 arrivano i primi film e, di conseguenza, si costruiscono i primi cinema. E gli abitanti di Dawson, una specie di eschimesi divisi dal resto del mondo, quel resto del mondo iniziano a vederlo e scoprirlo attraverso questi film. Film che raccontano dei prodigi della natura, dei fatti di cronaca, delle guerra, della battaglie per il lavoro, dello sport, degli usi di altri popoli, degli africani, degli orientali, degli esotici.

Il mondo piomba a Dawson attraverso il cinematografo e ci regala 5 minuti di montaggio emozionantissimi. Ma quasi tutto questo che vi sto raccontando lo sappiamo e lo possiamo “vedere” solo perchè nel 1975 sono state ritrovate quelle pellicole. E, attenzione, nel montaggio si alternano vecchi film in qualche modo “normali” a quelli ritrovati negli scavi di Dawson. Li riconoscerete da questa scritta “Dawson city film find” tutto quello contrassegnato da questa didascalia è un patrimonio umano che senza quel ritrovamento non sarebbe nemmeno esistito. Sì perchè, e questa è la parte di storia più affascinante, i film arrivavano a Dawson alla fine del loro intero viaggio di distribuzione, anche dopo 2,3,4,5 anni rispetto al resto del mondo. E nessuno voleva pagare per riportarli indietro. Dawson diventava così la finale, il Paradiso o l’Inferno di tutti i film. Si iniziò a stivarli in dei seminterrati ma poi lo spazio finì e i film vennero o bruciati o gettati in fiume. Almeno il 70% del cinema muto è andato perso e la storia di Dawson City lo dimostra. Alcuni film vennero però interrati per coprire definitivamente quella piscina che ogni anno veniva coperta per costruire la pista di ghiaccio invernale.
Sono questi i film che 60 anni dopo verranno ritrovati. E ci regaleranno questo documentario che è pura poesia delle immagini, che è pura potenza del silenzio, che è la storia di una che diventa la storia di noi tutti. Una storia costellata da decine e decine di incendi, in gran parte dovuti proprio alle pellicole in nitrato.

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25 anni raccontati che sembrano un’eternità Poi il mondo andrà avanti, arriverà il sonoro, Dawson City diventerà una che non interessa più a nessuno, 900 abitanti nel 1950. E poi il ritrovamento degli anni 70, e poi e il trasferimento delle bobine ad Ottawa realizzato dall’Esercito, perchè nessuno voleva trasportare quel materiale così pericoloso. Un cinema che viene in qualche modo paragonato alla morte. E invece no, e invece il cinema di questo documentario è pura vita. E vedere quei filmini così rovinati ma ancora “vivi”, ancora bellissimi. è un qualcosa che emoziona profondamente. E non so perchè, ma mi sono ritrovato a piangere negli ultimi 5 minuti.

Giusè, stai piangendo per delle COSE”

Poi ho capito. E mi sono ricordato di quell’impressionante romanzo che è La Caverna di Saramago. A quel finale. Quel finale in cui viene ripresa la caverna di Platone. Vedendo quelle ombre qualcuno si chiede “Chi sono quelle ombre?” è la stessa domanda che bisognerebbe porsi vedendo questi filmini, queste pellicole.
Ed è questo il motivo della mia commozione. Perchè la risposta, sia nel caso delle ombre di Saramago che delle pellicole di Dawson City, è la stessa: “Siamo noi”.

Recensione: ilbuioinsala.blogspot.it

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By Anam

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