BANCHIKWANG [SubITA] 🇰🇷

Titolo originale: Banchikwang
Titolo internazionale: The Foul King
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2000
Genere: Commedia, Sportivo
Durata: 90 min.
Regia: Kim Jee-woon

 

Impiegato di banca umiliato dal severissimo capo, Dae-ho cerca un riscatto personale nel wrestling. Il manager della palestra lo accoglie a una condizione: deve diventare un “foul king”, il re degli imbrogli, un lottatore pronto ad ogni scorrettezza. Dae-ho accetta e inizia ad allenarsi duramente.

Assolutamente fenomenale il secondo lungometraggio di Kim Jee-woon, un ininterrotto carosello di situazioni funamboliche e divertentissime in cui Song Kang-ho (nel primo ruolo da protagonista della sua sensazionale carriera) sfoggia una fisicità semplicemente strabiliante. Sul ring è proprio lui che mena e incassa colpi all’impazzata, scalcia come un mulo, si lancia dalle corde a volo d’angelo e commette le peggio scorrettezze (le acrobatiche e spericolate scene di lotta sono state tutte interpretate dall’attore, senza l’ausilio di controfigure). Un vero e proprio wrestler con qualche chilo in meno. Portentoso.

Tutto il film si basa su una gigantesca allegoria, ovviamente: il enfatizza in chiave caricaturale l’aggressività e la lotta che nella vita di tutti i giorni l’uomo senza qualità è costretto a sorbirsi. Ma la componente metaforica è molto meno banale di quanto sembri: attribuendo ad uno sport d’importazione come il wrestling (di chiara matrice statunitense) un significato apparentemente liberatorio, il film suggerisce una sorta di colonizzazione dell’immaginario, una fantasia di rivincita in cui i di gloria sono irrimediabilmente americanizzati. Senza moralismi, ma come un semplice dato di fatto.

Kim Jee-woon gira in modo strepitoso, rovesciando totalmente i parametri spaziali: la città e il posto di lavoro diventano luoghi angusti, oppressivi, incapsulanti, mentre il ring si trasforma in un’arena sconfinata pronta ad accogliere qualsiasi evoluzione e acrobazia i corpi siano capaci di compiere. L’uso della macchina a mano è di una disinvoltura semplicemente inaudita, il montaggio imbastisce un ritmo sostenutissimo e, dulcis in fundo, non mancano forchettate copiosamente gore. I punti di forza della pellicola sono innumerevoli: si va dalla straordinaria capacità di modulare toni e registri eterogenei (comico, drammatico, violento, grottesco e romantico) alla stupefacente abilità nel girare gli incontri di wrestling, passando per l’incisività del sottotesto politico-culturale. Un film che testimonia l’avvenuta maturazione di Kim Jee-woon, che a 35 anni, anche se non lo ostenta, è già un maestro. Letteralmente imprescindibile.

Recensione: spietati.it

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By Anam

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