ARC (SubENG)

Titolo originale: Arc
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2021
Durata: 127 min.
Genere: Drammatico, Fantascienza
Regia: Kei Ishikawa

“Arc”, basato su un racconto di Ken Liu, racconta la storia di Rina (Kyoko Yoshine), una donna diventata immortale che però non riesce a trovare il suo posto in un che le va a pezzi attorno. In pratica, è immortale ma si sente sempre più sola e sperduta in un mondo che decade sempre di più.

“I corpi sono solo oggetti.”

Se avessi la possibilità di vivere per sempre, la accoglieresti? Questa domanda è centrale nel film “Arc” di Kei Ishikawa, che ha debuttato in Giappone nell’estate del 2021. Il film si basa sul racconto breve del 2012 scritto dall’autore americano Ken Liu e affronta l’etica e le implicazioni filosofiche dell’immortalità attraverso gli occhi di una giovane donna artistica ed espressiva. Sorprendentemente toccante e magnificamente girato, il film è una tranquilla fuga di fantascienza che pone domande stimolanti.

Rina (Kyoko Yoshine) è una giovane ballerina sfortunata il cui incontro casuale con il creativo Ema (Shinobu Terajima) le garantisce un lavoro presso ‘Eternity’. Desiderosa di sfruttare al massimo l’opportunità offertale, Rina si immerge totalmente nell’iniziativa ‘BodyWerks’ dell’azienda, che prevede la perfetta conservazione dei corpi morti e la loro trasformazione in sculture “viventi” attraverso un processo chiamato plastinazione. Tuttavia, col passare del tempo e con Rina che prospera nel suo ruolo creativo, si trova di fronte a una domanda che cambierà la sua vita, poiché il fratello di Ema, Amane (Masaki Okada), fa avanzare il processo di plastinazione in modo da offrire la vita eterna.

Concentrarsi sui dettagli specifici di cosa sia la plastinazione o su come abbia reso l’immortalità una realtà significherebbe perdere il punto centrale di “Arc”. Attraverso i miracoli del gergo fantascientifico, ci viene comunicato il fatto che la vita eterna è possibile in questo mondo, ma solo se si è disposti a fare il salto. Per gran parte della prima metà del film, ci sono molte conversazioni scientifiche di facile comprensione, durante le quali ci viene presentato un piuttosto freddo e indifferente. I moderni laboratori di Eternity, pur essendo la casa di Rina, sono intimidatori, privi della calore che ci si potrebbe aspettare da un luogo che conserva i morti in uno stato di eterna bellezza. In queste fasi iniziali, ci confrontiamo con l’importanza del corpo rispetto alla mente, mentre centinaia di persone si iscrivono per essere mummificate in stile moderno, nonostante i loro corpi abbiano l’anima di statue di pietra.

È solo negli anni successivi, quando Rina ha raggiunto l’età di 89 anni, che torniamo a concentrarci sull’essenza stessa dell’umanità e sulla nostra intricata connessione con il ciclo di vita-morte-vita. In un in cui i fiori appassiscono e gli animali muoiono, gli esseri umani ora vivono per sempre, mentre la plastinazione si diffonde in tutto il globo. Gli anni più anziani di Rina la vedono prendersi cura di coloro che hanno scelto di non vivere per sempre, mentre gli anziani vivono gli ultimi giorni nel tranquillo villaggio di Amane per i mortali. In queste parti del film, la tavolozza dei colori passa al bianco e nero, come a suggerire che, senza la prospettiva della morte, la ricchezza della vita è stata prosciugata dal mondo. Ciò che Rina impara durante i suoi anni più anziani la costringe a confrontarsi con le sue decisioni del passato, nonché a riesaminare il ruolo della morte in un mondo che è congelato nel tempo.

Nonostante raggiunga un’età superiore ai 100 anni, il miracolo immaginario della plastinazione fa sì che Kyoko Yoshine interpretti Rina per (quasi) l’intera durata del film. Yoshine offre un’interpretazione riservata e riflessiva, interagendo bene con il cast di supporto intorno a lei, alcuni dei quali, come Shinobu Terajima, sono più appassionati nel loro approccio. Sarei negligente se non menzionassi Kaoru Kobayashi, magnifico nel ruolo del rifiutante dell’immortalità Rihito. Yoshine e Kobayashi condividono alcuni degli scambi più tesi del film, entrambi portando una presenza coinvolgente sullo schermo.

Un aspetto sorprendente di “Arc”, che si rivela uno degli più godibili, è che, anziché addentrarsi in una vasta saga di fantascienza sugli effetti mondiali dell’immortalità, ci viene presentata una storia molto più personale. Certo, di tanto in tanto assistiamo a una caotica conferenza stampa di Eternity o vediamo un aggiornamento delle notizie sullo sfondo, ma per la maggior parte il film si concentra su Rina e il suo percorso personale in questo nuovo mondo. Tuttavia, ciò non significa che Ishikawa non tocchi le più ampie questioni sociali riguardanti la vendita della vita eterna, in particolare l’iniziale esclusione delle persone più povere dal rivoluzionario trattamento.

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Fortunatamente, il focus su Rina è ben fondato, poiché lei cresce e cambia più volte nel corso del film, un lusso concesso dalla giovinezza eterna, senza dubbio. Passa da essere una giovane, spaventata e inesperta ragazza a una anziana donna stancha del mondo, saggia e controllata, anche se il suo aspetto, naturalmente, inganna. Ci prendiamo il tempo per conoscere le varie relazioni di Rina, che sia il legame di tipo mentore che sviluppa con Ema o la connessione intima che condivide con i suoi pazienti anziani. Vedere come queste relazioni cambiano mentre Rina invecchia è estremamente gratificante, se non occasionalmente triste, specialmente mentre i suoi coetanei mortali invecchiano e se ne vanno. La più emotiva di queste relazioni è una che vale la pena non rovinare, ma la riconoscerete quando la vedrete, e potrebbe colpire più duramente di quanto vi aspettiate.

Suppongo che la vera domanda posta in “Arc” non riguardi la scelta dell’immortalità, bensì la scelta della morte. Perché, in un in cui la vita eterna è possibile, qualcuno sceglierebbe ancora di morire? È una domanda che il film di Kei Ishikawa presenta, analizza e lascia allo spettatore, e che persiste oltre i titoli di coda. A parte le splendide interpretazioni e le audaci scelte direttoriali, “Arc” è un dramma di fantascienza impegnativo ma costantemente avvincente. Qui vengono poste domande di grande rilevanza, ma la ricompensa è grande per coloro che si lasciano coinvolgere.

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By Anam

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