
Titolo originale: American Star
Nazionalità: Regno Unito, Spagna
Anno: 2024
Genere: Thriller, Noir
Durata: 107 minuti
Regia: Gonzalo López-Gallego
Wilson, un sicario anziano e veterano della guerra delle Falkland, arriva sull’isola di Fuerteventura per compiere un ultimo incarico: eliminare un uomo che non ha mai incontrato. Tuttavia, l’assenza del bersaglio lo costringe a un’attesa imprevista. Durante questo periodo, Wilson si immerge nella vita dell’isola, stringendo legami con la barista Gloria e altri abitanti locali. La presenza del relitto della nave “American Star” diventa un simbolo della sua introspezione e dei rimpianti di una vita trascorsa nell’ombra.
Un assassino senza più sangue da versare né anima da redimere arriva su un’isola deserta dal vento immobile. Non c’è più nessuno da uccidere, forse perché è già tutto morto, dentro e fuori. American Star non è un thriller, non è un film: è l’eco di un proiettile che ha già colpito e continua a fischiare nella mente del suo tiratore.
Wilson, interpretato da un Ian McShane sgranato, stanco, quasi dissolto, vaga per Fuerteventura come un’anima perduta tra rovine, anziani in spiaggia e relitti arrugginiti. Il tempo non è nemico ma complice: lo accompagna mentre affonda nei suoi stessi occhi, specchiati nel silenzio e nella sabbia. Incontra Gloria, una donna che gli sorride con tristezza: è l’unico essere vivo sull’isola, e forse nemmeno lei esiste. Forse è un’emanazione del suo inconscio, un ricordo del futuro, un sogno collettivo.
Il titolo fa riferimento a un relitto vero, la nave “American Star”, arenata sull’isola e divorata giorno dopo giorno dall’oceano. Una metafora fin troppo trasparente, ma potente: lo scheletro di un’America perduta, di un sogno imperiale che galleggia in pezzi tra le onde. L’assassino non ha più un padrone né un’ideologia: è solo una funzione che si è dimenticata del suo scopo. Come noi, come tutti.
López-Gallego ci inganna con la luce calda e i cieli limpidi: è un film noir al sole, ma l’ombra è ovunque, nascosta nei dettagli. Ogni inquadratura è un messaggio cifrato. La morte non è mai violenta, ma sempre imminente, come in sogno. E quando infine il “compito” riappare, non ha più importanza. Perché la missione vera era aspettare. Fermarsi. Vedere.
Nel tempo in cui tutti corrono, American Star ci costringe a fermarci. A contemplare la rovina interiore. È un film sull’inutilità gloriosa dell’azione. Un inno al silenzio dopo la battaglia. Una preghiera per chi non ha più dio né guerra.
