Titolo originale: Ashug Karibi
Nazionalità: Georgia, URSS
Anno: 1988
Genere: Drammatico
Durata: 73 min.
Regia: Dodo Abashidze, Sergej Iosifovič Paradžanov
Il menestrello Asik Kerib (Yuri Mgoyan) vive proponendo la sua musica ai matrimoni. Dato che la ragazza di cui si è invaghito è molto più abbiente di lui, egli tenta in tutti i modi di innalzare il proprio status sociale, lasciandosi andare a una serie di peregrinazioni.
L’ultimo film completo del regista georgiano ma di origine armena Sergej Paradžanov (1924-1990), nel quale è riscontrabile pienamente la matrice stilistica dell’autore, divisa tra pittoricità, generosità di stimoli estetici e un uso fortemente espressivo del montaggio. Tali caratteristiche determinarono l’unicità del regista e il suo ruolo di assoluto rilievo nel panorama cinematografico del suo tempo, nonostante i rapporti non sempre idilliaci e fecondi con le autorità sovietiche e le forze politiche a lui contemporanee. In questo caso Paradžanov non è sovraccarico di allegorie come nel precedente Il colore del melograno (1969), pur dimostrando una grande attenzione nel restituire un bagaglio di simboli e ritualità popolari filtrati attraverso una lente critica ma al contempo generosa, con dalla sua «il gusto spiccato per le leggende ridotte in forma di pantomima» (Gian Luigi Rondi). Il risultato finale è un impasto multiforme nel quale lo sguardo di chi osserva può facilmente lasciarsi andare, alla ricerca di un proprio personale baricentro. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 1988.
Recensione: longtake.it