REPRISE [SubITA]

Titolo originale: Reprise
Nazionalità Norvegia
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 105 min.
Regia: Joachim Trier

Candidato norvegese agli Oscar 2006, Reprise [+], è divenuto uno dei film preferiti dalla critica e dai festival mondiali sin dal suo lancio di successo a Karlovy Vary, e viene ora presentato al pubblico internazionale.

L’ascesa meteorica alla fama è un premio meritato per il regista Joachim Trier, golden boy del ricco catalogo di filmmaker emergenti norvegesi, che propone un’opera prima originalissima, ambiziosa e divertente nella quale il complesso contenuto e formato sono strettamente e ordinatamente cuciti.

Con il suo film, che parla di e scritto insieme all’amico intimo Eskil Vogt, Trier non ha problemi ad affermare la sua identità e la sua voce, totalmente indipendente da quella del famoso cugino alla lontana Lars von Trier. Reprise ha un concept molto inventivo, all’interno di una storia piuttosto convenzionale: la ricerca di riconoscimento personale, auto-realizzazione della generazione di ventenni, in particolare dei viziati figli della classe che cercano di far vivere i loro sogni di creatività.

Il film narra la storia di Erik e Phillip, ottimi amici e aspiranti romanzieri. Phillip, il primo ad essere pubblicato, è anche il più vulnerabile, cerca costantemente il supporto morale di Erik e prende ispirazione artistica dalla sua ossessiva relazione con Kari. Erik, che all’inizio sembra più stabile e positivo, ottiene ciò che vuole: essere pubblicato e incontrare il suo eroe, il romanziere di Sven Egil Dahl.

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Man mano che la storia va avanti, però, Erik perde la sua leggerezza iniziale per abbracciare una maggiore profondità. Nello stesso tempo, il suo quartetto di amici con i quali condivide l’ per il punk e la sua immaturità emotiva, comincia pian piano ad affermarsi nella vita lavorativa… davvero?

Proprio come la figura retorica che offre l’enigmatico titolo al romanzo di Erik, “Prosopopeia” (in greco “personificazione”), i personaggi del film sono “in fieri”, marionette talentuose nelle talentuose mani di Trier, che usa di proposito un mix di immagini ben montate — footage d’archivio, fotomontaggi, freeze frame, flashback e flash-forward — per creare un effetto giocoso.

La freschezza e l’estremo senso di del film viene anche dall’impressionante cast — in maggior parte non professionisti — ed il particolare lo studente di Anders Danielsen Lie, che interpreta Phillip, il copywriter pubblicitario Espen Klouman Høiner (già apparso in Bare Bea di Petter Næss), nel ruolo di Erik, e Viktoria Winge (aka Kari) una delle pochissime attrici professioniste della pellicola.

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Trier, che gioca con le idee ed il linguaggio cinematografico, fa grande uso di riferimenti eclettici, cinematografici, letterari e musicali, da Francois Truffaut, Nick Roeg, Heidegger o Nietzsche fino a come i di Manchester e Le Tigre di New York, che accrescono ulteriormente il senso di patchwork e frammentazione del film.

Luminoso e oscuro, malinconico e divertente, autoreferenziale e universale, il film è questo ma anche di più, un miscuglio di suggestioni per un’opera prima realizzata ad daTrier, la cui opera seconda è attesa ora con ansia.

Recensione: cineuropa.org

By Anam

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