STOIC [SubITA]

Titolo originale: Stoic
Paese di produzione: Canada, Germania
Anno: 2009
Durata: 91 min.
Genere: Drammatico, Thriller
Regia: Uwe Boll

La segue tre giocare a una partita di poker, ma il perdente sarà costretto a mangiare il proprio vomito in un rituale che si evolve in uno stupro, seguito da un omicidio/suicidio. Sembra che la sia tratta da un fatto realmente accaduto.

Uwe Boll ha molti detrattori e ne prendiamo atto. Le sue trasposizioni filmiche di alcuni videogiochi hanno fatto da tutte le parti, ma un’etichetta negativa, una volta appiccicata, si può anche togliere. Negli ultimi dieci anni il regista tedesco ha dimostrato di essere versatile e capace di realizzare dei prodotti più che ispirati, pensiamo a “Darfur” o “Rampage” (entrambi del 2009) ma anche a “Stoic”, altro film rilasciato durante lo stesso anno e considerato ancora oggi il suo lavoro più estremo e disturbante.
La prende spunto da fatti realmente accaduti: solo pochi anni prima, nel carcere di Siegburg, fu inscenato in una cella il suicidio di un giovane detenuto (praticamente costretto a impiccarsi con un lenzuolo), dopo un calvario durato all’incirca dodici ore nel quale il ragazzo subì le più angoscianti fisiche e psicologiche. Boll parte da qui, senza una plot vero e proprio ma seguendo da vicino gli eventi e alternando le ore drammatiche del malcapitato con le interviste postume ai tre aguzzini.
Tutto ha inizio con una partita a carte che finisce male, chi perde per primo la mano successiva dovrà ingoiare per scommessa un tubetto intero di dentifricio. Mitch, che fino a quel momento stava vincendo a mani basse, si ritrova costretto dagli altri a subire le conseguenze del gioco, la prima pietra di un massacro psicofisico che aziona inesorabilmente la del branco contro l’esemplare più debole (“mangiare o essere mangiati”).

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Durante la visione del film assistiamo a un sadismo sconcertante, il trio infatti perde completamente il della situazione e l’escalation di diventa insostenibile, tra vomito reintrodotto in bocca, una testa infilata nel water e una sodomizzazione a dir poco brutale. Uwe Boll mette in scena il dramma esclusivamente all’interno di quattro mura, facendoci palpare con mano un senso di asfissiante dal quale è impossibile sfuggire. Gli attori, pur non eccedendo in bravura, se la cavano discretamente e i loro personaggi non lasciano trasparire un briciolo di umanità neppure nella parte documentaristica del film, quando li vediamo impegnati davanti a una telecamera (anche se Jack, il più infame dei tre, sembra l’unico a non mostrare segni di pentimento).
“Stoic” non è esente da imperfezioni e alla lunga l’impatto emotivo tende a sfilacciarsi un po’, ma la sua potenza raccapricciante resta inalterata per tutta la sua durata elevando la pellicola sul podio dei prison movie più devastanti di sempre (secondo solo a quella perla degenerata del russo “The Green Elephant”). Uomini che diventano bestie.

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cinemaestremo.wordpress.com

By Anam

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