13 TZAMETI [SubITA]

Titolo originale: 13 Tzameti
Nazionalità:
Anno: 2005
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 86 min.
Regia: Géla Babluani

Non è un mistero: il cinema italiano versa in una disastrosa situazione di crisi (nonostante alcune recenti produzioni che potrebbero riportare un po’ di speranza). Ma ciò non dovrebbe comportare anche una damnatio memoriae, ad opera dei nostri produttori, di certe perle straniere come 13 tzameti (2005), primo lungometraggio del regista franco-georgiano Gèla Babluani.

Sébastien è un operaio che scopre che il suo attuale datore di lavoro ha ricevuto una lettera, un biglietto del treno e la prenotazione di una stanza d’albergo, il che gli garantisce un consistente guadagno economico. Alla morte per overdose del signore, Sébastien si impossessa della busta e prende il posto dell’uomo. Si trova, così, invischiato in un orribile gioco di morte: una roulette russa.

Gèla Babluani, con questa piccola ma splendente perla, ci insegna come girare un thriller vecchio stampo, grazie ad un bianco e nero che ricorda i vecchi anni ’50, come Rapina a mano armata di Stanley Kubrick, sebbene, a differenza del capolavoro kubrickiano, la narrazione è molto lineare: l’azione è narrata in modo estremamente semplice e lineare. Dopo un inizio che può risultare a tratti tedioso, la storia comincia a coinvolgere lo spettatore fino a quando questi si trova completamente immerso in essa, si sente partecipe di questa follia. Il merito è in buona parte della regia di Babluani che sembra, ad una prima e superficiale occhiata, un mero esercizio di tecnica fine a sè stesso, ma poi ci si accorge che il tutto è studiato proprio per creare suspence, tensione nello spettatore. Esempio lampante sono le scene della roulette: si ripetono sempre le stesse azioni (caricare, girare, puntare e sparare), l’unica musica è quella dei cani delle rivoltelle, dei tamburi che ruotano e degli spari e i movimenti di macchina sono molto lenti. Qui l’azione, però, non risulta lenta grazie al montaggio di Noémie Moreau che dona al film un ritmo incalzante.
Geniale la scelta simbolica del numero 13: per alcuni porta sfortuna, per altri fortuna (ed è questo il caso del protagonista, il numero 13). Infatti, nel folle gioco della roulette russa la differenza tra un morto e uno vivo la fa la fortuna.
La tematica affrontata dal franco-georgiano, che è anche sceneggiatore, è quello dello sfruttamento: persone ricche si arricchiscono giocando con la vita delle persone disperate, disposte a tutto pur di migliorare la propria situazione. E il regista, a mio avviso, lascia trarre le conclusioni allo spettatore; io, infatti, vedo una dicotomia positivo-negativo (presente anche nel numero 13): è possibile fermare lo sfruttamento? O è un destinato a perdurare? La risposta risiede nella mente di chi guarda il film: Babluani non ci dice se la riesce ad arrestare i carnefici oppure no. Quello che ci dice, invece, è che gli sfruttati non potranno mai avere la meglio sugli sfruttatori.

Recensione: debaser.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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