WILD WILD COUNTRY (SubITA)

Titolo originale  Wild Wild Country
Nazionalità: USA
Anno: 2018
Genere: Documentario, Drammatico, Serie TV, Spirituale
Stagioni: 1 [miniserie] – Episodi: 6 – Durata: 65 min. [episodio]
Autori e Regia: Maclain Way, Chapman Way

Il capo di una setta controversa crea una città utopica nel deserto dell’Oregon, ma lo scontro con la gente del luogo diventa uno scandalo nazionale.

Quando la religione diventa culto
I fatti analizzati e riportati da questo Wild Wild Country sono quelli riguardanti il guru Bhagwan Shree Rajneesh (in seguito conosciuto come Osho) e i suoi seguaci che negli anni Ottanta si sono stabiliti nella contea di Wasco, in Oregon, creando Rajneeshpuram, una città enorme per i canoni dei braccianti. Questa nuova religione si basava sull’amore, ma non disdegnava il capitalismo. Ognuno viveva in pace con se stesso e con gli altri discepoli. Gli abitanti della contea, avvinghiati alle loro tradizioni, non erano molto felici dei nuovi vicini, quindi tentarono in tutti i modi di allontanarli. Da quel momento inizia una sorta di di appartenenza e diritto sulla propria libertà. La serie è giustamente raccontata cronologicamente e riesce a creare un pathos non comune a produzioni di questo genere. Il fatto di non condannare né accogliere la causa di Osho aiuta a creare quella tra bene e male, giusto e sbagliato che rende difficile schierarsi dall’una o dall’altra parte. Le interviste sono di quanto più inquietante si possa immaginare. Alcuni degli intervistati a volte sembrano professionisti, ma quando torni a realizzare che loro credono veramente a ciò che stanno dicendo, i brividi sono assicurati.

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Oltre il
Il di che c’è stato dietro a Wild Wild Country è decisamente superiore a quanto mai offerto da Netflix. Non solo perché sono riusciti a trovare una quantità smisurata di filmati di repertorio e documenti ufficiali, ma anche per il modo in cui li hanno inseriti all’interno della narrazione. Generalmente in questi casi, la regia svolge un lavoro quasi superfluo, da supervisore generale, ma qui è tutta un’altra storia. Il diventa quasi un cinema di finzione. Le inquadrature ricercate, la fotografia a dir poco sublime, la colonna sonora d’impatto e la vincente di controbilanciare la verticalità del 4:3 con un ampissimo formato panoramico rendono l’intera serie un gradino sopra le solite produzioni in stile Discovery Channel. Ma a farla da padrone è il montaggio. Nessun elemento riesce a superare quest’ultimo in termini di qualità. Filmati di repertorio asettici diventano vere e proprie scene drammatiche. Riprese insignificanti acquisiscono tutto un altro valore. Ed è subito inquietudine, sconforto, scombussolamento. Se non ci fosse stato un montaggio così, molto vicino alla sovietica, agli esperimenti di Kulešov, sarebbe stato un prodotto di alto livello, ma non avrebbe avuto lo stesso impatto emotivo.

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gogomagazine.it

 

By Anam

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