WHY DON’T YOU JUST DIE ! (SubITA)

Titolo originale: Papa, sdokhni
Paese di produzione:
Anno: 2018
Durata: 99 min.
Genere: Commedia, Drammatico, Grottesco, Thriller
Regia: Kirill Sokolov

Su richiesta della sua fidanzata, Matvei si presenta a casa dei suoceri per uccidere il pater familias, colpevole di aver molestato la figlia da bambina. Ovviamente, nulla andrà come previsto.

Un film russo divertente, pieno di personaggi notevoli, vorticoso, cattivo, pieno di sangue. Insomma, una specie di Tarantino prima maniera. Un ragazzo suona alla porta di un appartamento. Ha un in mano E’ lì per uccidere il suocero. Da lì in poi resteremo sempre in quell’appartamento. Sarà una carneficina, ma con tante tante sorprese. Colori bellissimi, regia spumeggiante, una sceneggiatura con un intreccio perfetto e anche qualche difetto, indubbiamente. Ma, più che altro, mai avrei pensato in un film di questo genere di trovare… Cosa? eh, dovete leggere. Anzi no, non potete leggere senza prima averlo visto. Quindi boh, fate quel che cazzo ve pare

Scrivo la recensione dopo 10 giorni dalla visione, forse a sto punto potevo evitare ma mi dispiaceva non parlarne.
Diciamo qualcosa via.

Un possibile cult, quasi scontato anzi. Erano millenni che non mi vedevo un film di questo genere, un genere che anni e anni fa amavo molto, ovvero quello del film splatter brillanti e divertenti. Per capirsi quei film di personaggi esagerati e macchietta, dialoghi spumeggianti e pieni di ironia nera e poi, ovviamente, tanto tanto sangue. Ovvio che (almeno mi tolgo subito lo scontato paragone) i rimandi più forti siano ad un certo cinema di Tarantino. Qui siamo in invece, il è giovanissimo e, mi pare, alla sua opera prima.

Un ragazzo suona ad un portone. In mano ha un martello. Si capisce che vuole aggredire qualcuno là dentro quella casa. Gli apre un omone pelato. Il ragazzo entra. Si scoprirà poi che quel ragazzo è il fidanzato della figlia dell’omone pelato e che è entrato in quella casa per uccidere l’omone pelato, il della fidanzata. Resteremo sempre in quell’appartamento. Arriveranno altre persone. Sarà un massacro, una carneficina. In mezzo, tante sorprese….

Via, siccome dev’esse una recensione stringata a ricordo lontano andiamo diretti. WDYJD è un’opera prima spumeggiante, vorticosa, piena di brio, violenza e sangue, con una regia pop che rende tutta quella violenza un pochino più sopportabile e ironica. Ha personaggi davvero grandi, primo su tutti il padre (il titolo originale sarebbe proprio “Padre, muori!”), una persona spregevole, schifosa, inumana, cinica, cattiva, incapace della minima empatia. Se andiamo ad analizzare tutte le sue azioni (dal “ti piace scoparla” detto al fidanzato al tradimento dell’amico) ci troviamo davanti veramente un mostro, un uomo impossibile da difendere. Eppure è il personaggio cult del film, quello che lo innalza. (In generale trovo i personaggi maschili come i migliori del film)

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La regia è davvero ottima, veloce, guizzante, ossessionata dai dettagli strettissimi. Per quanto mi riguarda nella prima parte a volte ho patito qualche movimento di camera a schiaffo, alcune velocizzazioni e qualche zoom, mi sembrava troppo luna park. Poi si stabilizza un pò, restando comunque molto effervescente. Ma i pregi maggiori credo siano le location e i colori. Per quanto riguarda i secondi è incredibile come ricordino da morire a quelli di Dylda (film OPPOSTO a questo, ma sempre russo) con quel predominare assoluto di rosso e verde pastello, le mura, gli spazi, i vestiti, veramente tutto. Ho adorato come viene usata la location, specialmente per come viene data continuità alle conseguenze delle vicende (il tavolino rotto, il buco nel divano, il televisore, i morti, gli oggetti caduti, so che sembrano cose scontate ma io godo quando vedo quest’attenzione nel dare continuità, anche nei singoli oggetti, ad una scenografia). Ma è suggestivo anche il bagno e, soprattutto, l’incredibile camera di tortura del flash back, un’apoteosi di sangue e mutilazione da far venire la bava alla bocca, sempre ovviamente considerando il contesto quasi giocoso.

Altro grande punto a favore è l’uso della violenza e degli effetti.
Uno spettatore amante del genere si divertirà un mondo tra schifezze varie (lingua nello scarico della vasca, quel maiale che mangia il salame e altro) e ottime sequenze splatter (la gamba trapanata, le fucilate, il flash back di arti mutilati etc…). Ammetto che ci sono stati frangenti in cui il ritmo sembrava calare e, insieme alla regia iniziale troppo impazzita e alla colonna sonora (sempre iniziale) con quella musica del cazzo che arrivava ogni 5 minuti, ecco, questi aspetti e altri marginali non mi fanno considerare il film come straordinario.
Ma sono due gli aspetti “nuovi” e particolari che ho amato da morire. Il primo è l’idea iniziale (dal titolo inglese era possibile prevederlo) ovvero come il nostro protagonista NON possa mai morire (anche se almeno 3 volte sembrava esserlo, morto dico) mentre intorno a lui tutti crepano. In questo senso davvero carinissimo il flash back di lui a scuola e quel suo resuscitare. Attenzione però, quel gioco pericolosissimo che i ragazzini fanno è reale e il film lo denuncia. Tra l’altro la è proprio la dove alcuni giochi mortali tra gli adolescenti hanno poi preso piede nel mondo. A 20 minuti dalla fine dal film – quando erano rimasti in 3 – ero ormai sicuro che finisse in quella maniera, lui incredibilmente vivo e gli altri due che si ammazzavano tra loro. C’ho preso ma non mi ha rovinato per niente il film, anzi.

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Ma l’aspetto veramente nuovo e quasi sorprendente in un film così splatter e divertito è un altro. Ed è quello che praticamente in tutte le morti io ho provato una minima empatia, serietà, un pizzico di dolore per chi moriva. L’ho provata quando muore il ragazzo ucciso dal suocero. Quel ragazzo che 5 minuti prima aveva scoperto che la ragazza non l’amava (lui sì, moltissimo) e l’ha tradito. Ok, poi non era morto ma la scena mi ha colpito. L’ho provata quando muore l’amico poliziotto, un uomo innamorato della propria moglie in modo commovente, uno che solo per poterla curare avrebbe dato tutto quello che ha. La sua morte con la foto di lei in mano, parlando di lei, è davvero notevole, quasi da film drammatico.
L’ho provata per il suicidio della madre, il personaggio più nascosto ma, quasi sicuramente, il più sofferente. Una donna di grandissima e anche in questo caso una morte che regala sensazioni più drammatiche che divertite o di indifferenza. Paradossalmente un pochino di pena l’ho provato anche per la morte della giovane ragazza, personaggio discutibilissimo, certo, ma il dolore che ha passato con quel è impossibile da dimenticare (tra l’altro nel flash back del negozio capiamo che è una ragazza comunque con grandi valori).

Insomma, a parte la morte del padre (da esultare) vi giuro che ho vissuto tutte le altre in un modo che mai pensavo di poter provare in uno splatter. Per il resto un film da vedere tra amici, pieno di cose, dal gran ritmo, anche dal discreto intreccio (sveleremo tanti pezzi del puzzle via via). Voglio fare anche una piccola annotazione su due…felpe.
Il protagonista ha quella di Batman e visto come finisce il film non credo sia casuale. Il ricco rampollo pervertito mostro assassino lo vedremo pulitissimo col felpone e anche qui potremmo scriverne tanto… Molto divertente anche il dettaglio della tazza “Best Dad” o quel passaggio di montaggio dal corpo maciullato al kebab. Riuscitissima anche la scenetta con la polizia. Attori formidabili (e, lo ripeto, anche empatici). Che dire, sparatevelo subito se siete amanti del genere

ilbuioinsala.blogspot.com

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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