UNA BALLENA (SubITA)

Titolo originale: Una ballena
Paese di produzione: Spagna / Italia
Anno: 2024
Durata: 108‑110 min
Genere: Noir, Fantastico, Horror, Thriller, Esoterico, Visionario
Regia: Pablo Hernando Esquisabel

Ingrid è una killer solitaria. Precisa. Implacabile. Le sue vittime non sanno neppure chi le ha colpite. Il suo potere non viene da addestramenti militari, ma da un altro ordine di entità: creature marine mostruose che le donano abilità sovrumane, togliendole lentamente l’umanità. Quando Melville, contrabbandiere sul declino, la ingaggia per eliminare un imprenditore rivale che vuole conquistare il porto, ciò che sembra un incarico criminale diventa un rituale oscuro. Ingrid è ora merce preziosa: chi la controlla potrà manipolare ciò che non comprende. La notte e la pioggia diventano sipario di una metamorfosi fatale.

Immagina una balena che emerge dalla nebbia di Bilbao, non per salvarci ma per inghiottirci. Una ballena è un noir che non racconta solo una storia: evoca un abisso. Pablo Hernando, voce solitaria del “Otro Cine Español”, fonde il codice polar francese (Melville, Le Samouraï) con l’immaginario di Moby Dick e il terrore cosmico di Lovecraft. Il risultato? Un incubo controllato che brilla in fondo al mare ma parla delle nostre città bagnate dalla solitudine.

Ingrid García‑Jonsson è un involucro di freddo magnetismo. Pelle, metallo, pistola. Ma dentro, un richiamo primordiale: nuota tra uomini come un essere diventato ponte tra creature abissali e corpi mortali. Ramón Barea è Melville, contrabbandiere che non traffica solo merci: traffica destini ancestrali. In lui c’è il sacrificio di chi vuole vendere un segreto e finisce posseduto da esso. Kepa Errasti, corpo estraneo, è il sigillo narrativo che spezza la misura umana.

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La sceneggiatura è fatta di silenzi sentenziosi. La pioggia batte fine su strade gelide, i dialoghi paiono latrati col valore di preghiere spezzate. Ogni frase è un grido sommesso: ritornano parole come “mare”, “ombra”, “mostro” come mantra di un culto delirante. Hernando orchestra la tensione tramite respirazioni profonde, non colpi d’azione.

Sara Gallego (fotografia) dipinge grigi e blu velati: una tavola liquida che cattura la pioggia come un intruglio sacro. I fondali – porto industriale, viadotti, acque stagnanti – diventano santuari silenziosi di una resurrezione marina. Il montaggio, sempre firmato da Hernando, è claustrofobico e cerebrale: non ci si muove, si viene risucchiati.

E le creature dell’altro mondo? Compaiono in visioni rarefatte: colossali ombre marine in acque profonde, filamenti luminescenti nei sogni di Ingrid. Non siamo in un film di mostri mainstream: siamo in un cinema simbolico dove il vero mostro è il desiderio di sfuggire all’umano.

Il noir si piega al mistico e il thriller diventa preghiera. In un mondo che ingoia memorie e neppure le seppellisce, Una ballena è una lettera inviata da un’altra dimensione: un invito a contemplare l’abisso dentro ciascuno di noi.

Il finale non risolve: eleva. Non mostra redenzione, ma espande l’eco del lutto. Se chiudi gli occhi dopo i titoli, l’acqua ti entra nelle vene.

“Siamo tutti vittime
di forze che non comprendiamo.”

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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