TOMMY GUNS (SubITA)

Titolo originale: Nação Valente
Paese di produzione: Portogallo, Francia,
Anno: 2022
Durata: 118 min.
Genere: Drammatico,
Regia: Carlos Conceição

Siamo nel 1974, in Angola, dove – in seguito alle rivendicazioni territoriali dei gruppi nazionalisti – i portoghesi e i loro discendenti stanno abbandonando la regione. È qui che una ragazza di una locale scopre l’ e la morte quando la sua strada incrocia quella di un portoghese. Poi, una squadra portoghese si barrica all’interno di una fortificazione da cui dovrà fuggire quando il passato reclamerà la sua tanto attesa giustizia.

La storia di un di portoghesi che nel 1974 si vedrà costretto a lasciare l’Angola.

PURO E TRANSNAZIONALE. UN CINEMA DEL PASSATO E DEL FUTURO DI CUI SENTE IL BISOGNO.

Siamo nel 1974 e il secolare Impero Portoghese sta finalmente arretrando. Da Timor al Mozambico, dalla Guinea-Bissau a Capo Verde, le province d’oltremare reclamano l’indipendenza, mentre nella madrepatria infiamma la Rivoluzione dei Garofani. In Angola, invece, sembra essere diverso: sono quattrocento anni che i portoghesi hanno occupato questo enorme spazio africano, e per alcuni dei soldati di stanza lì non sembra essere passato nemmeno un giorno. Sono giovani, giovanissimi. Agli ordini di uno spigoloso e ruvido colonnello, i sette militari si allenano, pattugliano e combattono i ribelli separatisti che vogliono un’ libera e indipendente. Ogni tanto qualcuno dei giovani soldati arriva fino al muro infinito che sembra circondare tutto il loro orizzonte e da cui è impossibile uscire. Succedono cose strane, lì nell’oltremare africano. Spariscono bambini, i morti dei nativi sembrano tornare in vita. I sette vogliono valicare il muro, tornare a casa. Ma in quale terra e, soprattutto, in quale tempo?

Il film di Carlos Conceição mette insieme cinema d’autore e cinema di genere, per raccontare attraverso codici riconoscibili quello che non conosciamo.

 

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Quando finisce l’epoca del colonialismo? Nel 1960, l’anno dell’Africa, con l’indipendenza dal giogo europeo di ben diciassette nazioni? Nel 1997 a con il passaggio della città dal Regno Unito alla Cina? O nel 1999 quando Macao imbocca lo stesso processo? Carlos Conceição, sceneggiatore e regista di Tommy Guns, non ha dubbi al riguardo – anzi, i dubbi li provoca dentro tutti gli altri, dagli spettatori agli stessi protagonisti del film.

La libertà dell’Angola, il paese dove Conceição è nato e cresciuto, è arrivata sì nel 1975 assieme a quelle del Mozambico e della Guinea-Bissau, ma non basta il momento della “flag independence” per decretare la fine del portoghese sulle sue ex-colonie. Ci sono i simboli del cattolicesimo da scrostare via, i forti militari da ripopolare, le nenie funebri da ricordare e intonare di nuovo. La decolonizzazione, ci mostra Conceição, è un processo che investe tutto e tutti, in divenire ancora oggi, a cui il cinema può dare un’altra piccola e spettacolare spallata.

I sette militari protagonisti del film sono tante cose assieme: l’ultima ondata di giovani cresciuta per innervare lo sfiancato Impero Portoghese vecchio di quasi seicento anni e la prima leva di portoghesi a non avere il respiro d’Oltremare addosso ma solo la spinta del rettangolo di terra della penisola iberica; la manu militari e il simbolo dell’oppressione coloniale come i primi anelli di una catena che unisce i portoghesi della madrepatria con quelli nati in Africa; l’afflato libertario della Rivoluzione dei Garofani e il riflesso delle pose fasciste del di Salazar. Sono, insomma, puro anacronismo, perché se la brama coloniale di possedere politicamente una nazione altra è oramai impossibile da sostenere, l’asservimento culturale e identitario agisce su un piano più subdolo, virale, strisciante. E di cui si è vittime consapevoli come portatori sani.

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By Anam

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