Titolo originale: Eve no jikan
Nazionalità: Giappone
Anno: 2010
Genere: Animazione, Azione, Fantascienza, Sentimentale
Durata: 106 min.
Regia: Yasuhiro Yoshiura
“Time of Eve” (“Eve no Jikan”) è un original net anime prodotto dallo Studio Rikka in collaborazione con DIRECTIONS e distribuito in rete tra l’1 agosto 2008 e il 18 settembre 2009. Una versione sottotitolata in inglese è andata in streaming su Crunchyroll a partire dal 2 ottobre 2008, mentre una versione con i sottotitoli in italiano è stata resa disponibile a partire dal 16 dicembre 2008 ed è andata in streaming anche sul sito di MTV Italia. Nel 2010 è stata realizzata anche una versione cinematografica intitolata “Eve no Jikan Gekijouban” (“Time Of Eve: The Movie”), che raggruppa tutti e sei gli episodi, rimontandoli con l’aggiunta di nuove scene, per una durata complessiva di 105 minuti. “Time of Eve” ha ricevuto una calda accoglienza sia nella comunità di internet sia a livello internazionale con la sua versione cinematografica, vincendo diversi premi e onorificenze.
Le tre leggi della robotica
«Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che,
a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani,
purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa
non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.»
“Time of Eve”
Supponiamo di ritrovarci in un prossimo futuro, dove la presenza dei robot nella nostra vita quotidiana è diventata una cosa normalissima. Con il passare del tempo il loro aspetto si è evoluto fino a renderli identici agli esseri umani, ma questo ha dato vita a degli atteggiamenti contrastanti da parte delle persone. C’è chi ha incominciato a trattare questi androidi più gentilmente, ma altri trovano questo loro aspetto aberrante e spingono per disfarsene. Comunque la maggior parte delle persone continua a servirsene e li tratta alla stregua di elettrodomestici. La storia si svolge in una città, probabilmente in Giappone (come dice la frase di apertura), dove nelle strade si accalcano persone e androidi, tanto simili nell’aspetto quanto diversi sono in realtà. Ma in una viuzza secondaria, dietro un anonimo ingresso, si cela un locale molto particolare, piccolo e accogliente, dove non si fanno distinzioni fra umani e robot. La proprietaria è molto gentile e la clientela è decisamente eterogenea. I due ragazzi protagonisti di questa storia scoprono questo caffè in circostanze piuttosto particolari. All’inizio rimangono spiazzati da questo posto, ma, per un motivo o per l’altro, continuano ad andarci, un giorno dopo l’altro, fino a che entrano a far parte di questa strana e variegata famiglia.
La tematica della discriminazione tra umani e robot è abbastanza diffusa nell’animazione giapponese, senza contare la letteratura e i manga; ci sono letteralmente decine di storie che trattano questo argomento. Per fare qualche esempio posso citare opere come “Alita”, “Armitage III” o “Bubblegum Crisis”, pietre miliari come “Tetsuwan Atom”, fino forse all’esempio più lampante rappresentato da “Ghost in the Shell”. Si potrebbe pensare che questa tematica sia ormai stata esplorata in tutte le sue sfaccettature, ma questo “Time of Eve” vi farà ricredere. Viene completamente accantonato qualunque sviluppo avventuroso, o le implicazioni filosofiche che caratterizzano i lavori di Mamoru Oshii, e viene concentrata tutta la storia sull’aspetto emotivo. In questa atmosfera tranquilla e accogliente viene mostrato un mondo dove gli androidi hanno un disperato desiderio di amare, ma sono consapevoli di dover rispettare le regole dettate dall’uomo e quindi si autoimpongono dei limiti per non violare tali regole. Sono robot che non odiano i loro padroni per essere trattati alla stregua di semplici mezzi, ma, anche se lo tengono nascosto, provano affetto per gli esseri umani che sono costretti a servire. Si tratta di un viaggio alla scoperta dei sentimenti nascosti in questi esseri artificiali, dei loro più intimi desideri e perfino dei loro sogni.
La trama è strutturata in modo che ogni episodio possa essere considerato come un vero e proprio cortometraggio. Un episodio alla volta, Rikuo e Masaki fanno la conoscenza dei clienti del locale e, conversando di volta in volta con ognuno di loro, portano lo spettatore a scoprire che si tratta di umani o androidi. In queste conversazioni vengono citate spesso le tre leggi della robotica (quelle che ho riportato sopra), arrivando a delle interpretazioni degne dello stesso Asimov. Il ritmo della narrazione è molto pacato e lascia ampio spazio alle riflessioni, ma questo non influisce negativamente sulla visione, anzi, lascia allo spettatore il tempo per assimilare quello che viene raccontato dai personaggi. Uno dei punti di forza di questo anime è proprio il fatto di raccontare i piccoli drammi e le riflessioni dei protagonisti in maniera comprensibile, e a volte in modo davvero profondo, ma senza appesantire la narrazione. Di volta in volta osserviamo da vicino i personaggi, seguendone l’approfondimento psicologico. Partendo da una semplice impressione iniziale, vediamo affiorare lentamente le loro emozioni fino a renderli incredibilmente umani (perfino gli androidi), con tutti i loro dubbi, le loro incertezze e i loro desideri.
I sei episodi di cui è composta la serie si lasciano però dietro qualche domanda senza risposta, come la vera identità di Setoro o quale sia il passato di Nagi e i motivi che l’hanno spinta ad aprire il suo locale. Fortunatamente questi interrogativi vengono chiariti con la versione cinematografica, in cui vengono inserite alcune scene aggiuntive. Oltre a questo viene introdotta una trama di fondo che tratta di un misterioso codice sorgente legato all’evoluzione degli androidi e che sembra essere l’origine dei loro sentimenti. Tecnicamente parlando, lo Studio Rikka adotta uno stile di animazione molto pulito che mischia grafica 2D e 3D. Le animazioni e i disegni sono nella media, non mi sento di segnalare grossi difetti, ma neanche di sottolineare grandi pregi. Non ci sono scene molto movimentate e le animazioni si concentrano principalmente sui piccoli movimenti, come quelli ci possono essere durante una conversazione a un tavolo di un caffè, o sulle panoramiche degli ambienti. Gli ambienti invece sono davvero ben realizzati, arricchiti da un ottimo uso di ombre e luci, e un sapiente utilizzo dei colori, che sottolineano il contrasto tra il mondo esterno e il piccolo caffè.
La città, le strade, la scuola e perfino la casa di Rikuo sono caratterizzate da una prevalenza di grigi e colori spenti, ma oltrepassando la porta del “Time of Eve” sembra di entrare in un altro mondo, accogliente e pieno di vita, caratterizzato dai colori caldi del legno e della foresta proiettata sulle pareti del locale. Il tutto è esaltato dall’ottimo il lavoro fatto da Yasuhiro Yoshiura, che si è occupato sia della regia che della sceneggiatura. La colonna sonora è composta principalmente da brani strumentali che accompagnano i protagonisti nelle loro conversazioni e che riescono ad esaltare l’atmosfera suggestiva che permea tutta la serie. Le uniche canzoni sono la dolcissima “I Have a Dream”, eseguita dalle Kalafina (ma inclusa solo nella versione cinematografica), e la ending “Yasashii Jikan no Naka de”, composta da Tooru Okada e cantata da Rie Tanaka (doppiatrice di Sammy). Questo “Eve no Jikan” è una delle più piacevoli sorprese dell’animazione degli ultimi anni, un’opera che ha la straordinaria capacità di dare vita a dei personaggi tangibili, seguendone con discrezione lo sviluppo e rivelando con un tocco delicato i loro sentimenti più nascosti.
«Are you enjoying the Time of Eve?»
Recensione: animeclick.it