THE WAVES OF MADNESS (SubITA)

Titolo originale: The Waves of Madness
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2024
Durata: 103 min
Genere: Fantastico, Horror, Avventura, Visionario
Regia: Jason Trost

Un guerriero solitario, bendato e inarrestabile, si sveglia su una spiaggia deserta dopo un naufragio cosmico. Il mare ribolle di follia e il mondo è spezzato. Mentre cerca di ritrovare se stesso e affrontare l’entità chiamata “The Wave”, incontra spiriti mutanti, oracoli cannibali e cavalieri decaduti. Un’odissea allucinata tra i resti di un multiverso imploso, in cui la mente è il vero campo di battaglia.

C’è chi cerca l’illuminazione in un monastero tibetano.
C’è chi la trova guardando The Waves of Madness con gli occhi spalancati e il cervello disossato.
Jason Trost – già noto per i suoi exploit da guerriero punk del cinema indipendente – questa volta entra a gamba tesa nel territorio dei visionari, con un film che sembra scritto durante una tempesta psichica, girato dentro un sogno tossico, e montato usando i ritagli di un fumetto sacro dimenticato da Dio.

Il protagonista è un guerriero cieco – una figura mitica, archetipica, che mescola Odisseo, Mad Max e il cavaliere dell’Apocalisse – ma la vera cecità qui è quella del mondo. Un mondo che ha dimenticato la sua forma. Le onde di follia che avanzano sono sia reali che interiori, metafora mutante di ogni collasso: climatico, sociale, mentale, cosmico. E in questo naufragio totale, Trost ci butta dentro senza salvagente.

Ogni sequenza è un’epifania borderline.
La sabbia è sangue secco.
Le onde portano mormorii di dèi morti.
I personaggi sono maschere archetipiche che oscillano tra il pulp, l’allegoria esoterica e il cosplay dell’Anima Mundi.
C’è il profeta che parla per enigmi, la guerriera che danza con la Morte, lo spettro che ride e scompare. Ogni figura che il nostro eroe incontra sembra uscita da un rito sciamanico o da un videogioco progettato da un monaco impazzito.

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Trost non dirige. Trost evoca. Il suo cinema è un grido contro il formato. È un atto di ribellione sinaptica contro le narrazioni convenzionali. La trama c’è, ma è sepolta sotto strati di simbolismo, visioni disturbate, e sfoghi filosofici sputati in faccia allo spettatore. Cosa sono le “onde di follia”? Un virus quantico? Una punizione divina? Il riflesso dell’inconscio collettivo esploso? Tutte queste cose. Nessuna. Una provocazione. Una mappa.

Il film ha la struttura del viaggio alchemico: Nigredo, Albedo, Rubedo.
La discesa agli inferi, la purificazione per la perdita dell’identità, la trasfigurazione nella lotta finale. Ma ogni passaggio è contaminato dalla cultura pop, dall’estetica del fumetto underground e da un nichilismo che si traveste da preghiera.
The Waves of Madness non crede in nulla. Ed è proprio per questo che ti fa vedere tutto.

Eppure, in questa orgia visiva di mostri, neon, sabbie mobili e cieli scorticati, Trost ci lancia un messaggio segreto. Come in ogni favola mistica, è la consapevolezza a salvarci.
Non la vittoria.
Non la fede.
Solo lo sguardo interiore.
Quello che resta anche dopo aver perso gli occhi.

Un film da guardare come si guarda un’icona psichedelica, da vivere come si vive un trip metatemporale.
Ma attenzione: lo spettatore che entra intero, ne uscirà diverso.
O forse… più vero.

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1 Comment

  • Salve, è possibile mettere la pagina alfalink come per gli altri film? Se clicco su link esce Telegram

    Grazie mille

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