SANCTORUM (SubITA)

Titolo originale: Sanctorum
Paese di produzione: Messico, Repubblica dominicana
Anno: 2019
Durata: 83 min.
Genere: Drammatico, Fantastico, Visionario
Regia:

In una piccola città messicana tormentata dalla guerra tra l’esercito e i narcotrafficanti, un bambino ha perso sua madre. Sua nonna gli ha detto che l’unico modo per farla ritornare è quello di invocare le forze della natura. Il piccolo si dirige allora nella foresta per reclamare la madre mentre la città si prepara alla battaglia finale.

Nel lontano 2002, mosse i primi passi nel cinema lavorando sul set di “Japón”, il capolavoro di Carlos Reygadas. Senza dubbio, l’influenza del celebre messicano ha plasmato non poco l’approccio estetico del suo conterraneo collega, nonostante Gil abbia esordito sul grande schermo soltanto nel 2015 (dirigendo il trascurabile “La Maldad”). “Sanctorum” rappresenta invece un importante balzo in avanti per questo cineasta classe 1976, un dramma (dalle derive fantastiche) nel quale si avvicendano delle immagini meravigliose, linfa vitale per l’animo di ogni cinefilo.

La storia è ambientata in un piccolo villaggio (in cui si parla mixteco) controllato dai cartelli della droga: qui, gli uomini e le donne sono praticamente costretti a lavorare per questi criminali, mentre sullo sfondo infuria lo scontro tra i narcos e le autorità militari. Nei primi minuti del film assistiamo a una scena da brividi, un’esecuzione ripresa in campo lungo da una telecamera fissa posta sopra un’altura. I colori del cielo e della terra ci riportano dritti al Reygadas crepuscolare di “Post Tenebras Lux” (2012), una sensazione che ritroviamo ancora una volta più avanti, quando seguiamo un bambino vagare nel bosco, alla ricerca della madre scomparsa.

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La trama di “Sanctorum” è ridotta ai minimi termini, ma il è chiaramente interessato ai concetti e non alla narrazione: ci sono infatti alcuni sentori apocalittici che fanno la loro apparizione fin dalle prime battute, perché davanti a tanto odio e a tanta violenza, qualcuno là in alto (un dio o la stessa) ha deciso che gli esseri umani meritano la fine, un giorno del giudizio capace di riportare la pace in quei territori costantemente tormentati dal Male. La svolta ai del sovrannaturale è solo l’ultimo tassello di un percorso evocativo visivamente ineccepibile, in cui la regia, la fotografia e il paesaggio diventano una cosa sola, abbracciando i nostri occhi fino a trasportarli direttamente lì, tra quelle montagne avvolte dalla nebbia.

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evita di allungare il brodo oltremisura, concentrando il film in meno di ottanta minuti, una scelta condivisibile che fa di “Sanctorum” un prodotto tutt’altro che pretestuoso (anche se effettivamente l’opera è fin troppo abbozzata in alcuni passaggi). L’impronta messicana resta comunque ben visibile, anche solo per l’alone prettamente macabro che alimenta alcune sequenze: dunque, questa sublimazione della non può fare a meno della morte e degli orrori presenti nella realtà circostante, quella realtà forgiata dall’uomo e destinata a creare soltanto e disperazione. Davanti a questa apocalisse (necessaria), non resta che attendere il prossimo passo di Joshua Gil, un che ha tutte le carte in regola per far parlare di sé.

cinemaestremo.wordpress.com

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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