REFLECTION IN A DEAD DIAMOND (SubITA)

Titolo originale: Reflet dans un diamant mort
Paese di produzione: Belgio
Anno: 2025
Durata: 104 minuti
Genere: Thriller, Psicologico, Azione, Fantascienza. Noir
Regia: Bruno Forzani

Sinossi:
Una donna enigmatica attraversa una città che sembra dissolversi negli specchi, mentre un’indagine irrisolta su una serie di omicidi rituali torna a gocciolare sulla sua vita come acqua da un soffitto crepato. Le visioni – o forse i ricordi – di un diamante spezzato alimentano un vortice di identità frammentate. Tutto si muove come riflesso in una superficie incrinata: un investigatore ossessionato, una femme fatale che sembra esistere in più versioni di sé, una città notturna dove luci e ombre si sovrappongono senza tregua. Nel riflesso del “diamante morto” si nasconde una verità inafferrabile, fatta di desiderio, colpa e immagini che ritornano come spettri.

Recensione:
“Reflet dans un diamant mort” è un ritorno carnale e febbrile al cinema sensoriale che Bruno Forzani custodisce come un alchimista geloso della propria formula segreta. L’opera vive di un erotismo visivo al limite dell’allucinazione, un noir deformato dalla luce come un incubo su pellicola, una lettera amorosa scritta con ombre color sangue. Si ha la sensazione di assistere non tanto a una storia, quanto a un rituale: un film che non si guarda, si attraversa come si attraversa un sogno di cui non siamo mai sicuri di essere gli autori.

Forzani lavora sull’immagine come su una ferita: la apre, la satura di colore, ci affonda dentro lo sguardo. Ogni inquadratura sembra un quadro trovato in una soffitta proibita, intriso di desiderio e colpa, lucido di un fascino che non è mai puro ma sempre contagiato dal marcio della mente umana. La protagonista – una donna senza volto definitivo, frantumata come le superfici che riflettono la sua presenza – diventa il fulcro di un universo che cambia forma attorno a lei. Ogni riflesso è un tradimento, ogni specchio una frase che non si riesce a terminare.

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La narrativa procede per stratificazioni, non per linearità: Forzani smonta la logica come se fosse un oggetto meccanico da ricomporre con pezzi sbagliati. I personaggi non vengono spiegati: emergono come sinistri, come frammenti che troviamo sul pavimento dopo un’esplosione emotiva. L’investigatore, con il suo sguardo scavato, non cerca tanto una colpevole quanto un senso possibile per la realtà che lo avvolge. Ogni passo che compie sembra portarlo più vicino alla verità e, nello stesso momento, più lontano da qualsiasi speranza di comprenderla.

L’atmosfera è un organismo vivo: pulsante, febbricitante, quasi erotico nella sua decadenza. Le illuminazioni al neon, le geometrie espressioniste, le dissolvenze quasi liquide rimandano ai sogni perduti di un cinema europeo che non ha paura della forma, dell’eccesso, della bellezza malata. Eppure qui non c’è mai semplice estetismo: ogni gesto, ogni movimento di luce, ogni dettaglio ha il peso di un significato che vibra sotto la superficie. L’immagine è sempre doppia, come il film stesso: elegante e violenta, fragile e crudele.

Il “diamante morto” è la metafora più potente del film: un oggetto prezioso che ha perso la luce, ma conserva ancora la sua forma. Una promessa che si è spenta, un amore che continua a brillare solo come riflesso deformato. È il simbolo di un mondo dove il desiderio è ormai un relitto, dove la memoria brilla solo quando viene ferita.

Il film è una meditazione sullo sguardo: su ciò che scegliamo di vedere, su ciò che evitiamo, su ciò che ci perseguita anche quando proviamo a voltare le spalle. È un’opera che parla di identità come di una sostanza liquida, inafferrabile, che si può solo contenere per un attimo prima che scivoli via. E in questo scivolare trova la sua verità più cupa: nessuno è esattamente ciò che pensa di essere.

“Reflet dans un diamant mort” è cinema che non concede facili interpretazioni. È puro istinto visivo, un noir che si apre come un fiore notturno e poi richiude i petali attorno allo spettatore, lasciandolo senza ossigeno. Di quei film che non finiscono quando appaiono i titoli, ma continuano a gocciolare dentro di noi, come una voce che non riusciamo a dimenticare.

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By Anam

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