Q [SubITA]

Titolo originale: Q
Nazionalità: Francia
Anno: 2011
Genere: Commedia, Drammatico, Erotico, Psicologico
Durata: 103 min.
Regia: Laurent Bouhnik

C’è qualcosa di profondamente inquietante e puro nel modo in cui Laurent Bouhnik (Zonzon, Sélect Hotel, Madeleine) ricerca l’essenza del vero amore – con tanto di dedica iniziale a tutti quelli che ancora ci credono davvero. Come forse inevitabile per la maggior parte dei casi soprattutto se giovani, la strada da percorrere in questa direzione è quella del corpo, del corpo della donna in particolare, dunque del sesso.

Intermezzi di chiacchieranti parti basse femminili spiate nel lento rito collettivo di una particolare vestizione accompagnano la storia di tre donne: Cecilia, che ricerca il vuoto lasciato dalla figura paterna nel (non)sesso con uomini incontrati per caso; Alice, incompresa dalla madre, che sogna una grande storia d’amore con un ragazzo che ha altro genere di obiettivi; Virginia, turbata profondamente da qualcosa che sembra non permetterle più di concedere il suo corpo a un marito che pur ama. Tutto questo a cavallo tra una Francia e un’Inghilterra a loro modo violente, secondo un contemporaneo genere di che corrisponde più che altro a un malessere diffuso, all’assenza di obiettivi, alla continua ricerca di distrazioni per non pensare a qualcosa che magari costringerebbe a diventare adulti.

Sono giovani e sono corpi continuamente esposti che nel loro apparente darsi si sottraggono, che nel loro godere soffrono. Laurent Bouhnik è attratto dalle donne, dal loro cuore e dalla loro testa (tra i precedenti film 24 ore nella di una donna) ma se da un lato le mostra come incomprensibili agli sguardi maschili (abbastanza superficiali, alla ricerca costante di conforto e confronto interno “di genere”), dall’altro le mostra tragicamente deboli, instabili, con un culmine improvviso di forza reattiva nell’ultima parte. Le tre giovani attrici sono messe a dura prova, costrette a spogliarsi. Déborah Révy è l’incarnazione del demonio tormentato, della tentatrice che fin dai primi istanti sembra essere sopraffatta dal suo stesso corpo.
“È prima di tutto un film d’amore. Non importa quale amore” dice il regista.
Cécile passa da un partner all’altro, maschile o femminile poco importa, per allietare il suo vuoto. Compensa l’assenza paterna e familiare con relazioni fugaci, spingendo anche le sue amiche, nei discorsi, nei consigli più intimi, verso una consapevolezza della propria sessualità che ha ragione di esistere e mostrarsi. Ha un ragazzo che sembra comprendere le sue esigenze, ma il vero piacere è lungi dall’arrivare, poiché la sua missione è semplicemente quella di suggerirlo, quindi evocarlo. Il viaggio che Cécile compie è quello adolescenziale, di crescita, di scoperta della propria femminilità attraverso la riscoperta di quelle altrui. Bouhnik ne mette in mostra gli aspetti più delicati e formativi, evitando di drammatizzare le situazioni più aspre. Però il succedersi delle esperienze erotiche non conduce verso una vera e propria riscoperta di se stessi, e le situazioni sessualmente esplicite si alternano rimbalzando l’una dentro l’altra senza un nesso alla base delle piccolissime ed esili storie. Volutamente esile è l’impianto narrativo, sottaciuto nei meccanismi sottilmente erotici di volti acqua e sapone, chiari e limpidi eppure distorti. “Un film sul desiderio di oblio con la persona amata, di mescolarsi con la sua pelle, il suo sudore, i suoi umori, sul desiderio di fondersi con il suo corpo, di voler diventare una sola cosa attraverso il piacere. “Q” è un film che mostra una spartizione ideale, un’idea romantica dell’amore che unisce la carne e il sentimento”. Una tesi interessante quella dello sceneggiatore e regista Bouhnik, anche se non c’è una persona amata nel film. Piuttosto quel che si evince dal succedersi delle situazioni a sfondo sessuale è l’assenza dell’amore stesso, ridotto ad una pornografia comunque non di cattivo gusto perché pura ed innocente; l’amore risulta così un giochino fine a se stesso, senza perversità alcuna. Perché i giovani del film di Bouhnik sono poco cresciuti, sbandati senza per endovena, se non quella degli zuccheri salati dei loro corpi. Qui sta la sua intima sincerità. A spiegarne bene il senso sono i dialoghi che sentiamo fare alle ragazze sotto le docce, inquadrate ad altezza vulva, in tutta la loro bellezza primordiale. Affascina il desiderio dell’audacia, non quanto l’audacia stessa trasportata dentro la pienezza del desiderio. Un desiderio nel rimorso, un pianto bloccato nella vagina, un ardito singulto alla base del pene. Eppure una innocente giocosità è sempre lì dove sembra davvero soffermarsi l’autenticità di ognuno.
Recensione: sentieriselvaggi.it + il manifesto.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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