ONYRICON [SubITA] 🇬🇧

Titolo originale: Wonderwall
Nazionalità: UK
Anno: 1968
Genere: Drammatico, Grottesco, Visionario
Durata: 92 min.
Regia: Joe Massot

Uno scienziato un po’ stralunato scopre per caso che la sua vicina di casa è una modella hippie e, invaghitosi di lei inizia a fantasticare su una improbabile vissuta a metà tra sogno e voyeurismo.

Un po’ voyeur lo siamo tutti. Wonderwall di questa seducente occupazione ne ha fatto un film. Al limite tra un lungo e raffinato video psichedelico e un oggetto d’arte deliziosamente di serie B, in uno stile ascetico di poche e nel turbinio di immagini fluorescenti, il semi-sconosciuto Joe Massot, realizza nel ’68 un lungometraggio che sembra anticipare il più spinto cult pornografico Dietro la Porta verde del ’72. Ma qui l’eccitazione è soltanto visivamente fantasmata, con figure acquatiche e sfuggenti, colpi d’occhio successivi, inabissati poi in un vortice variopinto, gocce di intensa ebbrezza. Sulle note del sitar e di mistici strumenti indiani percossi, soffiati, agitati da un George Harrison ispirato da Krishna, il trip cosmico e sensoriale è assicurato. Il tutto si sposa alla voce di fondo dell’organo, immancabile, in pieno spirito Swinging London.

La voglia si innesca e il desiderio si discioglie nel corpo. All’origine di tutto: un muro. Macchiettistico, fumettistico, giocoso, estetico, simbolico, magnetico – Wonderwall è un film sulla preziosità delle sensazioni, un viaggio nella curiosità di chi spia dal buco di una serratura e si ritrova spettatore di cose proibite e sconosciute. E trema, preso dagli spasmi di un’incontenibile e silenziosa euforia.

Al di là del muro c’è la meraviglia, c’è lo scoppio floreale e catarifrangente di mille farfalle e colori, della pelle morbida e danzante di giovani ragazze dalle labbra color pastello. Occhi ammiccanti e pose da gatta, palpebre argentate, astrali, sete fruscianti, capelli lunghi e fluenti – Jane Birkin è la regina di questo covo ovattato che si affaccia sullo spazio aperto di viaggi cangianti. Stupefacente – come le droghe con cui banchettano i personaggi très cool che frequentano l’antro della sibilla.

Alas! Noi siamo al di qua del muro con uno scienziato (Jack MacGowran) eccentrico e solitario che vive in compagnia di una mantide religiosa, un bambino mai cresciuto, perseguitato da allucinazioni del biasimo materno in carrozzella.

Eureka! Mentre lavora con microscopio e vetrini, lo scienziato per puro caso scopre un luogo fatato oltre una delle quattro mura che lo imprigionano nel suo logoro appartamento. D’altronde, le più importanti scoperte anche i più grandi sapienti le han fatte per caso. Con lui, finiamo assuefatti nella visione di un mondo inaccessibile che odora di spezie in combustione e che si muove al ritmo lento e ancheggiante delle onde di fumo.

Un paio di buchi al muro e lo spettacolo è assicurato. Caduto nell’incanto della principessa, lo scienziato si smarrirà nella contemplazione estatica di quella pericolosa bellezza.

Penny Lane è il nome della luminosa creatura, una modella che ha una relazione con il suo fotografo (Quarrier), un tizio vistoso che se la spassa alla grande. Lo scienziato è testimone degli ingiusti tradimenti dell’ingrato ragazzo. Sarà una lotta spirituale tra l’intelligenza e la mondanità, la devozione e l’indifferenza.

Mentre il suo appartamento si accumula di polvere e il frigorifero resta vuoto per giorni, con tutta l’allure di un cartoon di Hanna-Barbera, lo scienziato si arrampica in rocambolesche avventure, fantasticate o maldestramente vissute. Massot gioca di apparizioni e di sogni, forse più fortunato e ispirato in quest’impresa che nella successiva The song remains the same, un film con i Led Zeppelin dalle riprese dei loro concerti a New York nel Madison Square Garden. All’occasione Massot non aveva con sé una quantità sufficiente di pellicola e non immortalò alcuni momenti salienti del concerto. Fu in seguito amaramente licenziato e rimpiazzato.

Infine: un cappello a cilindro e un vistoso mantello foderato di rosso per planare nel luogo proibito.

Guarda anche  UNDER THE SHADOW [SubITA]

Dal sapore gautieriano (vedi Le Roi Candaule) si tesse liquido una sorta di mito in cui infrangere la barriera dell’ignoto diventa quasi fatale.

Colpo di scena – spiare per credere.

Recensione: staserafilm.it

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By Anam

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