ONE SECOND [SubITA]

Titolo originale: Yi miao zhong
Paese di produzione: Cina
Anno: 2020
Durata: 105 min.
Genere: Drammatico, Storico
Regia: Zhang Yimou

Ladri di pellicole
Nella Cina in piena Rivoluzione Culturale, un detenuto senza nome fugge da un campo di lavoro, rischiando tutto per cercare il rullo della pellicola di un cinegiornale, in cui appare sua figlia perduta da tempo. Sulla sua strada, incontra una trasandata orfana ossessionata dalla sua stessa terribile perdita. [sinossi]

Come inquadrare il Zhang Yimou, che rimane l’autore cinese più conosciuto fuori dalla patria? Un iniziale genuino autore che ha raccontato il suo paese anche negli aspetti più scomodi, subendo anche la censura delle autorità, per poi convertirsi ad artista di regime che sforna blockbuster di genere con tripudio di CGI? Oppure un furbastro da sempre, capace di confezionare il film giusto per diventare vuoi un regista d’essai per il pubblico europeo vuoi un produttore di polpettoni che sbancano ai botteghini non solo cinesi? Il dibattito è più appassionante di quello sul delitto di Kennedy. E a rimescolare le carte ci pensa il suo penultimo film, One Second (Yi miao zhong), che vorrebbe essere un ritorno alla sua fase iniziale, e con cui, coerentemente, torna ad avere problemi di censura. Recuperato ora dal 5° El Gouna Film Festival, che lo ha presentato fuori concorso, e dalla Festa del Cinema di Roma, dopo l’anteprima a San Sebastian e altri passaggi festivalieri, One Second emerge dall’oblio dopo l’improvvisa cancellazione alla Berlinale 2019. Ufficialmente avvenne per problemi di postproduzione, ma ovviamente si è trattato di grattacapi di censura. Non si può sapere al momento quali cambiamenti siano stati fatti per questa versione approvata, con il classico incipit del dragone, ma si vocifera che gli attori siano stati richiamati per girare nuovamente alcune scene, il che implicherebbe profondi rimaneggiamenti.

Da tempo Zhang Yimou annunciava un suo ritorno alla sua fase iniziale. Ci aveva già provato, con discutibile risultato, con Lettere di uno sconosciuto, e ci torna ora con un ben più riuscito esito. Zhang Yimou torna ad ambientare una storia nel periodo per lui cruciale della Rivoluzione Culturale, il contesto per esempio del finale di Vivere!. Nel raccontare le vicissitudini di Zhang e Liu, lui evaso da un campo di lavoro, lei un’orfana, reietti della società, sporchi, con la faccia nera di carbone, il torna a quel cinema neorealista, della povera gente di campagna, che lo aveva impegnato in buona parte della sua cosiddetta fase iniziale. Sembra addirittura una storia chapliniana, come Il monello, e Chaplin è abbondantemente citato nell’ultimo film di Zhang Yimou, Cliff Walkers dove torna l’amore per il cinema. Oggetto di furto dei protagonisti, materiale di valore, sono le pizze, i rulli di pellicola, mentre buona parte del film si gioca su due fotogrammi mancanti, quel secondo cui allude il titolo, la capacità della pellicola se scomposta nei suoi fotogrammi, di catturare un istante. I pochi fotogrammi mancanti di cui ci si aspetta che vengano esibiti alla fine, come in Nuovo Cinema Paradiso ma Zhang Yimou non è certo incline alle facilonerie.

One Second gronda di per il cinema in pellicola, per il supporto fisico, per quelle proiezioni rigate, rovinate assai più affascinanti della perfezione digitale. Sembra la negazione di un autore che perseguiva impalpabili pugnali volanti e grandi muraglie. E torna anche il deserto, che l’autore ha ritratto per esempio in facile, e i paesaggi rarefatti come in Mille miglia… lontano. Deserto che equivale a un grande spazio vuoto, come lo schermo cinematografico bianco. Culmine di One Second è la proiezione in un teatro rivoluzionario, gestito da un affascinante genio della pellicola detto Mr Movie, che sarà capace di effettuare un rudimentale restauro della pellicola, che si era sporcata di sabbia, e anche di elaborare un artigianale sistema di proiezione in loop automatico. E la proiezione è un momento di catarsi per il pubblico in visibilio, disposto su entrambi i lati dello schermo, che canterà a squarciagola le canzoni della colonna sonora e per i che prima giocano alle ombre cinesi sullo schermo bianco. Certo stiamo parlando di cinema di propaganda nella Rivoluzione Culturale. Il film proiettato, Heroic Sons and Daughters (Ying xiong er nü) di Wu Zhaod, è un’opera maoista ambientata durante la guerra in Corea. Ma il carattere di propaganda non è necessariamente un valore dispregiativo dell’opera artistica, come ci spiegavano i Cahiers du cinéma e la storia del cinema stessa. E per l’artista di regime, quando lo è, Zhang Yimou significa caricare il tutto di ambiguità.

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