MINOR PREMISE [SubITA]

Titolo originale: Minor Premise
Paese di produzione:
Anno: 2020
Durata: 95 min.
Genere: Drammatico, Thriller, Fantascienza
Regia: Eric Schultz

Nel tentativo di superare l’eredità di suo padre, un neuroscienziato solitario rimane invischiato nel suo stesso esperimento.

Il regista debutta con un -fi thriller riflessivo e inedito, che rilegge il genere in chiave intimistica

Spesso la fantascienza è magniloquente, spettacolare. Subito vengono in gli alieni che invadono la Terra di La guerra dei mondi di Steven Spielberg, oppure le creature provenienti da ogni antro della che combattono per la libertà da un Impero oppressore della saga di Star Wars creata da George Lucas; o ancora gli agenti speciali che viaggiano nel tempo e nello spazio per evitare un disastro di proporzioni globali del recente Tenet di Christopher Nolan (la recensione). Eppure, si può fantasticare su tecnologie avveniristiche e futuri possibili anche in maniera meno ‘hollywoodiana’, ma ugualmente efficacie. È il caso di Minor Premise, -fi thriller ‘da camera’ scritto e diretto dall’esordiente Eric Schultz.

Il film, presentato in anteprima al Festival di Sitges, segue un giovane e problematico scienziato, Ethan (Sathya Sridharan), che con il padre ha creato un apparecchio capace di mappare e registrare i ricordi umani. Tuttavia, dopo la tragica scomparsa del genitore per una fulminante malattia e il proprio allontanamento dal team universitario che sviluppa la nuova tecnologia, il protagonista di Minor Premise sprofonda in depressione e alcolismo.

Non solo. Non avendo ottenuto, a suo avviso, i riconoscimenti dovuti per il suo progetto, Ethan decide di lavorare da solo a un proprio prototipo capace di tracciare i legami emotivi alla memoria e le implicazioni sul carattere dell’individuo. Avventatamente, però, si persuade anche a sperimentare su se stesso le proprie ricerche, fungendo da cavia umana. Gli effetti collaterali? Non solo inizia ad esperire una serie di totali blackout, sempre più frequenti, durante i quali non ricorda assolutamente cosa ha fatto, ma inizia anche a soffrire di terrificanti mal di testa.

Nel disperato tentativo di recuperare la propria salute mentale e fisica, e il controllo su di sé, deve dunque combattere contro al tempo per capire quali parti della sua psiche hanno determinato la nuova condizione di malessere.

In primo luogo, Minor Premise imbastisce la propria narrazione sulle applicazioni estreme delle neuroscienze nella cura delle ferite più profonde dell’Io, partendo dall’invenzione di una procedura – nemmeno troppo avveniristica – che vagamente ricorda Se mi lasci ti cancello. Il film si sviluppa quindi come una sorta d’indagine introspettiva a più livelli, in cui il soggetto non sempre ha completa coscienza di sé e si (ri)scopre progressivamente – e lo spettatore con lui. Così, siamo condotti attraversi attraverso i buchi di memoria di Ethan e i brevi frammenti del suo passato alle origini del suo malessere.

Il rapporto problematico con il padre e il trauma del suo trapasso, la crisi coniugale con la moglie (Paton Ashbrook, nipote di quel Dana Ashbrook noto per Twin Peaks, anch’egli presente qui), la rabbia e l’insoddisfazione professionale, Minor Premise indaga una gamma variegata di sentimenti, fino alle più recondite psicosi. In tal senso, il lato drammatico e l’indagine psicologica dei personaggi, di Ethan in primis, è particolarmente sviluppata, anche grazie alla performance di Sathya Sridhar, che trasmette ogni sfumatura emotiva con grande abilità e concretezza.

E poi c’è il lato più smaccatamente thriller, che si combina perfettamente (fatto per nulla scontato) con quello introspettivo. Cosa avrà scatenato i blackout e come sarà possibile risolverli? In una sorta di indagine a ritroso, Ethan e la moglie si affannano quindi a svelare il mistero dietro alla complessità della mente umana (quella di Ethan). La personalità del protagonista (quasi un Dottor Jekyll e Mister Hyde post-contemporaneo) diviene come un puzzle che deve essere ricomposto. Un video, un diario, una formula abbozzata su di un pezzo di carta, ogni dettaglio di Minor Premise è essenziale a ricomporre una trama articolata di indizi che, via via che il minutaggio procede, vengono pian piano alla luce.

Minor Premise 1L’interrogativo è sempre più pressante. I sintomi sempre più gravi. La tensione cresce costantemente, seppure l’azione sia limitata tra le quattro mura di una casa e gli attori in scena siano quasi sempre due, Ethan e la moglie. Eppure, nonostante i mezzi limitati, il ritmo è incalzante e tiene lo spettatore con il fiato sospeso. La macchina narrativa è infatti edificata con maestria (nonostante qualche piccola semplificazione nella trama) e non ha bisogno di grandi effetti speciali, di un numero infinito di personaggi o di un turbinio di eventi. A costruire la suspense bastano il dilemma dell’identità individuale e l’indagine dei suoi aspetti repressi che sfociano in manifestazioni a volte violente e spesso inaspettate.

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Regressione lirica e psicotica con un tocco di fantascienza, e insieme riflessione su quelli che possono essere le applicazioni e i lati oscuri delle nuove tecnologie, Minor Premise è, in definitiva, un film sfaccettato, che combina angoscia e tensione, introspezione e (fanta)scienza in un mix perfettamente calibrato. Ne discende una rilettura originale e intensa di alcuni chiave del panorama -fi (in particolare le tecnologie mediche e il loro uso).

ilcineocchio.it

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