MILLENNIUM MAMBO [SubITA]

Titolo originale: Qian xi man po
Nazionalità: Francia, Taiwan
Anno: 2001
Genere: Drammatico
Durata: 119 min.
Regia: Hou Hsiao-hsien

“Una sera Vicky, mentre faceva l’amore con Hao Hao, immaginò per un istante che lui era un pupazzo di neve. Che al sorgere del sole si sarebbe sciolto e sarebbe svanito dalla sua vita. Com’era stato triste fare l’amore quella volta.”

Insieme a quello che ritengo il mio regista preferito (Tsai Ming-liang), Hou Hsiao-hsien è l’autore-fulcro del nuovo cinema taiwanese. Oltre trent’anni di attività e tanti film che ruotano attorno alla tematica del ricordo, del tempo e dell’impossibilità di afferrare corpi, emozioni e situazioni in modo permanente. Il tempo, dunque. Il lontano ricordo di un’esistenza che si è evoluta e che, forse, ha smesso di esistere. La particolarità dello straordinario “Millennium Mambo”, film allo stesso tempo semplice e minimale, ma anche complesso e ricco, non si colloca in un momento storico da ricordare e rivivere (come è avvenuto spesso nel cinema di Hou Hsiao hsien, persino nel delizioso “Café Lumière” -2003- che riproduce un mondo contemporaneo alienato e alienante come richiamo al cinema di Yasujiro Ozu, ormai seppellito nella nostalgia), ma nel contemporaneo.

Film del 2001, storia del 2001, ma raccontata dal futuro, dieci anni dopo. Una storia, appunto, raccontata nel 2011 che torna a ritroso in relazioni astratte, da una voce fuoricampo che non compare nella storia come personaggio, quasi a dirci che “questo racconto di piccole vite in realtà è una fotografia storia da studiare e analizzare.”

Ma di cosa parla “Millennium Mambo”? La linea narrativa base è di quanto più semplice si possa immaginare:

Vicky (la magnetica e straordinaria Shu Qi) è una ragazza dal carattere forte che passa le sue giornate in club e discoteche, tra fiumi di alcol e sigarette, sotto i continui e ossessivi beats elettronici di musiche techno diegetiche ed extradiegetiche. Insoddisfatta dall’amore, si divide tra un fidanzato, Hao Hao, geloso ed insopportabile a cui, però, si trova inspiegabilmente legata e Jack, dolce e comprensivo, che la prende sotto la sua ala e la fa sentire davvero amata.

Stiamo parlando di un triangolo amoroso classico, che galleggia tra luci al neon e tempi sospesi, a trasmetterci l’impossibilità di comprendere la realtà che viviamo (e la regia è perfetta nel trasmetterlo: tra fuorifuoco continui e rarefatti e colori saturi ma eleganti).
“Millennium Mambo” non racconta nulla di veramente concreto, eppure si fa seguire perfettamente senza un singolo calo di noia: avvolge, immerge, emoziona.
C’è una sottile e poetica malinconia in ogni singola inquadratura, persino in quelle girate nei club notturni e nelle discoteche.
Si procede tra nevicate ad Hokkaido e saune, tra appartamentini angusti pieni di oggetti colorati e hotel che urlano solitudine, accompagnati da sigarette accese a non finire. Sigarette che scandiscono il tempo della narrazione: accese nervosamente, fumate con gusto, spente, abbandonate, in di risposte concrete che sembrano non arrivare.

Alienazione? Il film racconta questo, ma non lo fa con il piglio tipico di molti altri autori. Non provoca, non fa soffrire, non annoia con scene di lunghezze insostenibili: “Millennium Mambo” è squisitamente sincero e romantico. Non ha pretese di grandezza, ma riesce comunque ad un grande film dove è possibile riconoscersi. La macchina di presa di Hou sembra essere follemente innamorato del viso di Shu Qi, la insegue con leggerezza e ammirazione, ma non disdegna nemmeno i personaggi minori, scritti con garbo e intelligenza.

“Millennium Mambo” è un triangolo amoroso, dicevamo. Ma, per una volta, è un triangolo che non appartiene a nessuno: né a Vicky, né a Hao Hao e né a Jack. Resta solo la ricerca e la voglia di vivere. Triste e malinconico, ma non disperato, “Millennium Mambo” ci trasporta tra locali notturni per poi portarci in mezzo ad una nevicata, a dirci che anche se abitassimo davvero nel paese dei pupazzi di neve, che se tutti si sciogliessero e svanissero dalle nostre vite, potremmo comunque continuare ad amare.

Assolutamente da vedere (e rivedere), un film che riesce a trasformare la della vita in emozioni pure e tangibili e che vi resterà impresso. Un film che andrebbe visto anche solo per l’incipit: uno dei più bei pianosequenza della storia, con Shu Qi che si volta verso alla camera dicendo “Seguitemi, vi voglio portare per un attimo nella mia vita.” E lo fa con gli occhi e con il sorriso, non a parole. Già in quella scena c’è tutta la forza del cinema, dei ricordi ed è estremamente estetica, ma anche straordinariamente umana. La forza di Hou Hsiao-hsien è tutta qui.

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Recensione: debaser.it

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By Anam

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