
Titolo originale: Hosszú alkony
Paese di produzione: Ungheria
Anno: 1997
Durata: 70 min.
Genere: Drammatico
Regia: Attila Janisch
Un’anziana professoressa lascia un giorno la sua famiglia per recarsi in visita di un vecchio amico. Quello che però sembra essere un viaggio ordinario e dominato da una certa nostalgia si trasforma presto in un percorso nel vuoto quando la donna si perde e finisce a bordo di un autobus guidato da un autista particolarmente spericolato e con dei passeggeri stranamente attoniti.
“Long Twilight” di Attila Janisch è un dramma noir che immerge lo spettatore in un’atmosfera densa e soffocante, esplorando la fragilità della mente umana attraverso la storia di una donna anziana, Emma, che si trova a confrontarsi con i fantasmi del passato in un viaggio che mescola realtà e allucinazione; la trama si sviluppa attorno alla protagonista, interpretata magistralmente da Ildikó Bánsági, che in seguito alla morte del marito comincia a sentire e vedere cose che non dovrebbe, perdendosi in un labirinto di ricordi tormentosi e visioni inquietanti, mentre cerca disperatamente di trovare un senso o una via d’uscita dalla sua angoscia.
“Long Twilight” utilizza con maestria il paesaggio urbano di Budapest come sfondo per un’esplorazione della solitudine e del declino mentale, con Janisch che impiega una regia sottile e contemplativa per creare un senso di alienazione crescente, dove ogni scena è carica di una tensione silenziosa e palpabile, amplificata da un uso sapiente del chiaroscuro e da una colonna sonora minimalista che sottolinea il progressivo smarrimento di Emma. La narrazione è lenta e deliberata, riflettendo il ritmo del crepuscolo, quel momento della giornata che sembra sospeso tra la luce e l’oscurità, rispecchiando lo stato mentale della protagonista; la cinepresa spesso indugia su dettagli apparentemente insignificanti, che però, nel contesto della storia, assumono un significato simbolico, contribuendo a costruire un mosaico di frammenti di realtà e percezione distorta.
“Long Twilight” non offre risposte facili né svolte drammatiche, ma piuttosto un’immersione profonda nelle paure più intime di una donna che si sente intrappolata tra il presente e il passato, con una messa in scena che sfuma i confini tra i due, lasciando lo spettatore a interrogarsi sulla natura della verità e dell’illusione; la performance di Ildikó Bánsági è il cuore pulsante del film, un ritratto toccante e realistico di una persona che si aggrappa ai ricordi mentre il mondo intorno a lei sembra disgregarsi. Janisch crea un’esperienza cinematografica che richiede pazienza e attenzione ai dettagli, ricompensando lo spettatore con una rappresentazione sfaccettata e inquietante della psiche umana, attraverso un racconto che, pur nella sua lentezza, mantiene una tensione costante e un senso di mistero che avvolge ogni fotogramma.
“Long Twilight” si rivela una meditazione intensa sul dolore, la memoria e la perdita, un’opera che trascende i confini del genere per diventare una riflessione profonda sulla condizione umana e la percezione della realtà, un film che non si limita a raccontare una storia, ma invita lo spettatore a perdersi nel crepuscolo lungo e inquietante di una mente in crisi.