LE AVVENTURE DEL PRINCIPE ACHMED [SubITA]

Titolo originale: Die Abenteuer des Prinzen Achmed
Nazionalità: Germania
Anno: 1926
Genere: Animazione
Durata: 65 min.
Regia: Lotte Reiniger

Costato alla sua autrice ben tre anni di lavoro serrato, Le Avventure Del Principe Achmed narrano in maniera assolutamente innovativa le vicissitudini del protagonista contro e stregoni, nelle magiche avventure che deve affrontare per conquistare la bella principessa.

Ispirato a Le Mille E Una Notte, questo film rappresenta oggi un punto di svolta straordinariamente importante nella storia cinematografica.

Dopo esser stata distrutta sia in versione negativa che positiva durante i bombardamenti del 1945, questa preziosa opera è stata recuperata per una casualità nell’archivio del Film Institute nel 1954 ed ora possiamo a ragion veduta considerarla come il primo lungometraggio d’animazione della storia del cinema. È questa un’animazione assai insolita secondo i nostri standard, non essendo fatta a cartoni animati, bensì con una particolare tecnica inventata dalla sua creatrice Lotte Reiniger che, andando a recuperare la tradizione del teatro d’ombre cinesi, mette in scena figure e non disegni. Queste figure sono delle silhouette snodabili ricavate con del cartoncino e delle lamine in piombo. Queste fantasiosissime figure venivano poi schiacciate da un rullo apposito e infine messe in scena e mosse su un piano illuminato, costituito da più strati di carta velina.

Il risultato è quello che è ora possibile ammirare nella versione restaurata, che offre un mondo elegantissimamente espressionista dove il sapore esotico dell’oriente si fonde alla meraviglia degli spettacoli per bambini, costituendo così un mondo nuovo, che non trova precedenti né nella tecnica né nella fantasia. La complicatissima messa in scena [alcune scene sono state girate persino a 1 solo fotogramma al secondo!] ha dato i suoi frutti in un clima dove le sperimentazioni audiovisive erano al loro apice e il decorativismo dello Jugendstil, ben individuabile in quest’opera, ha ormai lasciato spazio al più maturo espressionismo cinematografico. Il montaggio quasi assente se non negli stacchi obbligati, viene compensato dalla ingegnosa della Reiniger che per certi effetti speciali utilizza addirittura materiali che poco avrebbero a che fare con la sua tecnica, come la cera e la sabbia, ma che in realtà restituiscono particolarissimi effetti visivi altrimenti impossibili da rendere.

Il film fu girato tutto in bianco e nero ma veniva proiettato su fondi colorati, ora in blu, ora in giallo, e così via, come era consuetudine per l’epoca per contestualizzate spazi e tempi della narrazione. Per questo che rimarrà l’unico lungometraggio tra i 55 lavori completati nel corso degli anni dalla Reiniger, si può dunque parlare di un’animazione colta, che affonda le sue profonde radici in varie culture figurative e nell’estro della sua creatrice che, infatti, si contrapponeva con decisione alla a suo dire banale animazione Disney, fatta di superficialità commerciale. In particolar modo la Reiniger accusava Walt Disney di non prestare attenzione alla rappresentazione delle mani, a sole quattro dita nei suoi personaggi. Questo è un appunto tutt’altro che trascurabile dal momento in cui la Reiniger pone proprio nelle mani la maggior parte dell’espressività delle sue silhouette. D’altronde non c’è da stupirsi d’una affermazione di questo tipo, basti pensare al fatto che già Leonardo da Vinci, maestro di naturalismo e primo vero pittore a dotare di tangibile anima le sue figure, rivestiva le mani dipinte di tutte le sue attenzioni possibili, considerandole fonte primaria di naturalezza ed espressione umana.

Dunque Walt Disney era un superficialotto? Non mi permetterei mai d’insinuarlo, ma è quello che sostenne la Reiniger, con le parole e con il suo stile diametralmente opposto, che i colori sgargianti che saranno propri di Topolino&Co. li evita accuratamente in favore delle contrastatissime nere silhouette. Le Avventure Del Principe Achmed è un capolavoro di stile, capace di entusiasmare grandi e bambini, colti e meno colti, e che purtroppo non trovò il seguito che avrebbe meritato, basti pensare che l’unico a proseguire questa tecnica sarà lo scultore Peter King che a causa della sua precocissima morte lasciò che i suoi visionari Thirteen Cantos Of Hell ispirati all’Inferno dantesco venissero trascinati nel più profondo oblio.

Guarda anche  SECRET SUNSHINE (SubITA)

Recensione: cinefobie.com

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By Anam

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