LA PLANETE SAUVAGE [SubITA]

Titolo originale: La planète sauvage
Nazionalità: Cecoslovacchia, Francia
Anno: 1973
Genere: Animazione, Esoterico, Fantascienza, Spirituale, Visionario
Durata: 72 min.
Regia: René Laloux

Il pianeta visionario

Una madre corre da una parte e dall’altra tenendo tra le braccia il suo bambino, delle enormi dita azzurre la punzecchiano, la spingono e la sbatacchiano fino a che la donna non muore, lasciando il bambino in lacrime. Inizia in modo amarissimo Il pianeta selvaggio, uno dei più grandi capolavori dell’animazione di tutti i tempi, non un semplice film ma una vera e propria opera d’arte dai contenuti forti seppur carichi di poesia. Le dita giganti che si vedono all’inizio appartengono a un Draag, abitante del pianeta Ygam dove gli esseri umani sono piccolissime creature trattate come animaletti da compagnia, e infatti la giovane Tiwa decide di allevare il bimbo orfano ribattezzandolo Terr. Il giovane umanoide, accudito e ammaestrato impara presto usi e costumi della popolazione azzurra dei Draags, in particolare grazie all’induttore con cui gli alieni apprendono le basi della conoscenza, impara a leggere la loro scrittura, cosa che gli tornerà utilissima quando deciderà di fuggire e unirsi ai suoi simili, gli om selvaggi, perennemente minacciati dai Draag e dalle loro continue operazioni di “deumanizzazione”. Dopo l’ennesimo massacro, Terr guiderà gli uomini verso un cimitero di antiche astronavi, grazie al suo sapere riuscirà a farle funzionare per dirigersi verso un satellite del pianeta Ygam, dove la loro razza ha ancora la possibilità di vivere in libertà.

Co-produzione Franco/cecoslovacca, Il pianeta selvaggio è il frutto della collaborazione tra il regista francese Renè Laloux e il poliedrico artista Roland Topor che ha curato tutta la parte grafica del film, realizzando una sorta di incrocio tra il surrealismo di Salvador Dalì e l’immaginario esoterico e bizzaro di Hieronymus Bosch, il tutto caratterizzato da un’animazione rigida che ricorda i deliri cartooneschi realizzati da Terry Gilliam per i Montht Python. Il soggetto è tratto dal romanzo L’oms en série di Stefan Wul, pioniere della letteratura sci-fi francese, qui ispirato al classico I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift con evidenti rimandi al Pianeta delle Scimmie. Carico di una forza allegorica molto potente, figlia di un’epoca difficile dove la contestazione era il leit motiv nonché potenza strutturale di ogni espressione creativa, Il Pianeta Selvaggio rappresenta ancor oggi una visione ammaliante e ipnotica, un’opera che nel tempo continua ad affascinare lo spettatore con la sua lisergica visionarietà ma anche con la violenza dei suoi contenuti, spesso più crudeli e aspri di quanto realmente venga mostrato sullo schermo. (Dr. Satana)

Da notare- Le scene finali dove si vedono le statue che ballano tra di loro senza testa ricordano le opere di De Chirico a conferma del pout pourri di ispirazioni artistiche che il film emana.
Perché su Bizzarro- La bizzarria de Il pianeta selvaggio sta soprattutto nella forma grafica con cui vengono realizzate numerose e strane creature che appaiono lungo il corso della storia, il film appartiene a quella piccola ma corposa schiera di cartoon per adulti che diventarono subito cult movie negli anni settanta.
Film (più o meno) simili: Fritz The Cat (1972), Heavy Metal(1981), Appuntamento a Belleville (2003)

Recensione: bizzarrocinema.it

 

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By Anam

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