INVENTION (SubENG)

Titolo originale: Invention
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2024
Durata: 72 min
Genere: Drammatico, Sperimentale, Docu-fiction
Regia: Courtney Stephens

Sinossi:
Dopo la morte improvvisa del padre, incline alle teorie del complotto, la figlia Carrie eredita il suo brevetto per un dispositivo sperimentale per la cura. Il film alterna scene di finzione, materiale d’archivio reale del padre e momenti di investigazione personale, mentre Carrie cerca di capire chi fosse realmente suo padre, cosa rimane della sua eredità e quale parte del “sogno” del padre sia da credere.

Invention non è solo un film sul lutto: è un rito privato che diventa collettivo, un atto visivo che tenta di tessere fili tra ciò che si lascia, ciò che si annuncia e ciò che si rifiuta di vedere. Stephens, insieme a Callie Hernandez, non sta semplicemente raccontando la morte di un padre, ma scherma le pieghe del ricordo con materiale d’archivio, con la finzione, con le stranezze che si annidano in un’eredità complessa. Il brevetto, il macchinario, le teorie — tutto diventa simbolo, tutto diventa questione di fede, inganno, desiderio.

Carrie, interpretata da Hernandez, non è la figlia ideale: è la donna che eredita ombre, che cammina su soglie tremanti tra fiducia e sospetto. Deve districare cosa del padre fosse sogno puro, cosa frode, cosa necessità di sopravvivere. Ed è così che il dispositivo sperimentale diventa metastoria: non serve tanto a guarire il corpo, quanto a curare il vuoto del silenzio che la morte lascia.

Esteticamente Invention è un abbraccio freddo: girato in Super 16mm, con grana visibile, texture analogiche che graffiano lo sguardo. Gli archivi del padre — spezzoni, apparizioni televisive, atteggiamenti borderline tra scienza alternativa e truffa — punteggiano la narrazione come fossili emotivi. Ogni volta che Carrie interroga qualcuno, ogni volta che apre il brevetto, si accende una piccola scossa: che cos’è credibile, che cos’è illusione?

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C’è anche un gioco sottile tra realtà e rappresentazione: la finzione intervalla il documentario, a volte non sai se stai guardando un’intervista o una scena ricostruita; ma non è confusione, è strumento sacro del film: perché il lutto è fatto di memorie deformate, di storie raccontate e riscritte. Stephens non cerca la chiarezza: vuole catturare la scia luminosa che rimane dopo, il riflesso delle ambiguità.

La tensione politica/filosofica è sotto pelle: alternative medicine, brevetti, venditori d’idee che somigliano a predicatori; la figura del “padre complottista” non è grottesca satira, è inquietante specchio di un’America che crede agli inganni perché ha ormai poche certezze. In questo senso Invention parla anche del presente: del bisogno che abbiamo di trovare telai di senso, anche se quel senso è rotto.

Il ritmo è calibrato, mai freddo: 72 minuti che filano come un sogno che non sai se sia commovente o disturbato. Hernandez vince con una performance che non urla ma ti strattona via, ti fa ascoltare il silenzio dei non detti, le confessioni che nascono dal vuoto.

Alla fine, Invention non ti dice cosa credere del padre, non “chi ha ragione”: ti lascia appoggiato al bordo del dubbio. E il dubbio, in questo film, non è mancanza, è ciò che resta di ciò che amavi.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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