IKINAI [SubITA]

Titolo originale: Ikinai
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1998
Durata: 101 min.
Genere: Commedia, Drammatico
Regia: Hiroshi Shimizu

In un ampio parcheggio, nella località di Okinawa, un pullman granturismo è fermo in attesa dell’ultimo passeggero di un tour organizzato che sta per avere inizio. Si presenta inaspettatamente una ragazza che ha preso il biglietto dello zio; quest’ultimo ha dovuto rinunciare al viaggio per improvvisi motivi di salute. Nonostante le proteste degli organizzatori, insiste per salire e partire con gli altri. Ben presto si renderà conto dell’atroce segreto che sta dietro a quel tour organizzato. Si tratta di un suicidio collettivo organizzato fin nei minimi dettagli da un’associazione clandestina specializzata. Il pullman cadrà in un precipizio, simulando un incidente in modo da permettere ai parenti di riscuotere l’assicurazione sulla vita. La grande vitalità della ragazza riesce a fare breccia nei passeggeri, facendo vacillare la loro decisione di farla finita. Quale sarà la loro scelta finale? Vivere o non vivere?

Brillante esordio alla regia per Shimizu Hiroshi, classe 1964, aiuto regista di tutti gli ultimi film di Kitano Takeshi. Ikinai nasce proprio dalla decisione della casa di produzione Office Kitano di promuovere i propri giovani talenti. Oltre a Shimizu, al film prende parte, come sceneggiatore e attore, Dankan, che reciterà in altri importanti film giapponesi, quali Dead or Alive e Ju-on 2.
Ikinai, che vuol dire “non vivere”, fornisce un ritratto disperato del Giappone moderno. Solitudine, insuccessi nel mondo degli affari, problemi coniugali e d’amore sono tra i motivi che spingono le persone al suicidio. La cronaca ha riportato casi reali di scoperte di dei suicidi come quello del film. Ma la pratica di togliersi la vita, il seppuku o harakiri, riveste una grande importanza nella storia e nella cultura nipponiche. Non a caso la vicenda è ambientata proprio a Okinawa, che, nell’immaginario dei giapponesi, ricorda gli innumerevoli suicidi di massa compiuti dalla popolazione civile per non diventare prigionieri degli americani vittoriosi dopo la battaglia del 1945 proprio in quei luoghi.
Shimizu Hiroshi fornisce un’ottima prova alla regia, tanto da non sfigurare nei confronti dell’illustre Kitano. Costruisce un meccanismo ferreo, atroce, quasi hitchcockiano, che risucchia la protagonista e da cui sembra impossibile scappare. Funzionale in questo senso il grande uso di panoramiche a volo d’uccello che seguono l’autobus, dando il senso dell’ineluttabilità di una tragedia che sta per verificarsi. Scelta molto simile a quella compiuta da Atom Egoyan per il film, di appena un anno prima, Il dolce domani. Anche qui c’è un pulmino diretto verso l’inevitabile catastrofe. Decisamente interessante e curiosa poi, la scelta di Shimizu di utilizzare come sottofondo musiche tipiche peruviane. Il film è un inno alla vita, anche se pervaso da un grande senso di tristezza.

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By Anam

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