HAPPY TOGETHER [SubITA]

Titolo originale: Chun gwong cha sit
Paese di produzione: Hong Kong, Giappone, Corea del Sud
Anno: 1997
Durata: 96 min.
Genere: Drammatico, Sentimentale
Regia:

Lai Tiu-Fi e Ho-Po Wing sono innamorati quando lasciano la natìa per recarsi in Argentina. Ma qualcosa non va per il verso giusto infatti, mentre i due si stanno dirigendo verso il sud del paese, Ho-Po Wing abbandona il suo amante. Lai decide di stabilirsi a Buenos Aires, trova come buttafuori in un tango bar e sta mettendo insieme i soldi per tornare finalmente a casa. Ma un giorno Ho riappare nella sua vita.

Nel 1997 passa da colonia inglese alla Cina. Ma dovunque ci si giri, lo spazio è stretto per un amore omosessuale, e bisogna fuggire. Wong Kar-wai fa le prove di avvicinamento al capolavoro In The Mood For Love (2000) e decide di lasciare parlare i corpi, spesso costretti in spazi angusti, delimitati da barriere e confini, vetri e trasparenti. Ho Po-wing (Leslie Cheung) e Lai Yiu-fai (Tony Leung) sono una coppia gay poco bilanciata: il primo è estroverso, superficiale, tendente alla promiscuità sessuale; il secondo è introverso, più maturo, tendente alla meditazione filosofica. Dopo un rapporto sessuale violento quanto disperato, i due decidono di partire per l’Argentina alla ricerca delle cascate di Iguazu. La volontà comune sarebbe di ricominciare, ma ricominciare da dove? ricominciare da cosa? Tutta la messa in scena di Wong Kar-wai è finalizzata a questo concetto di dispersione esistenziale che fa assomigliare il viaggio dei due protagonisti a un on the road alla Kerouac in cui si sono perse le coordinate della mappa. Decelerazioni, accelerazioni in time laps, passaggi dal bianco e nero a un colore livido, funereo, claustrofobico reso perfettamente dal mago Christopher Doyle (già direttore della fotografia di Hong Kong Express e Angeli perduti). Riprese dall’alto, dal basso, veloci zoomate, jump cut che trasformano i dialoghi tra i due ragazzi in scene di ordinaria incomunicabilità. E poi ci sono i lunghi silenzi, le pause riflessive, quei momenti in cui il cinema di Wong Kar-wai vola altissimo, sia che riprenda le cascate di Iguazu con le note struggenti di Cucurrucucu Paloma di Caetano Veloso, sia che osservi a velocità vertiginosa la notte di Buenos Aires al ritmo di I have been in you di Frank Zappa.

E Tony Leung ubriaco e disperato per i vicoli della periferia della capitale Argentina ricorda il girovagare folle di Jeanne Moreau in Ascensore per il patibolo. Non c’è solo il cinema francese ad ispirare Happy Together, ci sono anche Michelangelo Antonioni e le sue architetture claustrofobiche della modernità e Valerio Zurlini con le istanze autodistruttive dei suoi protagonisti decadenti (viene in mente La prima notte di quiete proprio per la depersonalizzazione di fronte ad un ambiente quasi irreale). Si staccano le radici dalla propria terra ma non si riesce ad attecchire in nessun altro terreno.

Il Tango-bar richiama il Titanik Bar di Perdizione di Bela Tarr con le musiche di Astor Piazzolla che cercano di riavvicinare corpi destinati a naufragare. Lai Yui Fai trova nel giovane lavapiatti Chang (Chang Cheng) una chiave uditiva per rientrare nella realtà: non più la vista, traditrice e ingannatrice, ma le parole registrate su un nastro che si autocensurano in singhiozzi. Chang, cerca di negare la propria omosessualità partendo per l’Antartide, ma è anche questa una fuga dalla propria essenza.

Wong Kar-wai incrocia le storie dei tre personaggi facendosi aiutare da una voce narrante e utilizzando contrasti cromatici e ombre (i ragazzi che giocano a pallone in controluce, i neon che tolgono momentaneamente dall’anonimato, i chiaroscuri sull’acqua). Qualsiasi posto è inaccessibile se non si risolve il caos interiore: esemplificativa la scena in cui Lai Yui Fai immagina Hong Kong capovolta, osservata dall’emisfero australe. Se l’unico momento magico è quello in cui uno dei due amanti è dipendente dall’altro (le mani inutilizzabili per le ferite, i passi di danza come tentativi di sincronizzazione, i rispettivi tradimenti come ricatti) allora la lampada che riproduce le cascate di Iguazu diviene il sintomo del naufragio di questo amore. Con o senza è impossibile vivere. Ci sarà un posto ala fine del mondo dove altre due persone possono ritornare ad amare? Si può ripartire da una foto mentre le note di Happy Together dei Turtles nella versione di Danny Chung sembrano un beffardo contrappunto. “Me and you and you and me. No matter how they toss the dice, it had to be. The only one for me is you, and you for me. So happy together.” Ricominciamo?

Guarda anche  WE DIE ALONE (SubITA)

sentieriselvaggi.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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