GHOSTS… OF THE CIVIL DEAD (SubITA)

Titolo originale: Ghosts… of the Civil Dead
Paese di produzione: Australia
Anno: 1989
Durata: 93 min.
Genere: Poliziesco, Drammatico
Regia:

In un carcere di massima sicurezza, improvvisamente, guardie e detenuti diventano vittime di un’ondata di violenza che sfocerà in una rivolta. Attraverso i racconti dell’ufficiale David B. Yale e il detenuto Henry Lee Wenzi le autorità competenti chiamate a investigare sugli eventi scopriranno i motivi che hanno reso necessario lo stato di emergenza…

La carriera di ormai è giunta al suo trentennale, un percorso tutt’altro che prolifico ma comunque importante, considerando che da tempo Hillcoat è ritenuto uno dei migliori registi australiani in circolazione. “Ghosts… Of The Civil Dead” non è certo il suo film più conosciuto, ma si tratta di un esordio contraddistinto da uno stile molto personale, un prison movie atipico che sotto alcuni aspetti stravolge le regole del genere.

Il carcere Central Industrial è un impianto di massima sicurezza di nuova generazione, progettato per ospitare i detenuti più violenti, incontrollabili e animaleschi. Negli ultimi 37 mesi, la prigione ha mantenuto un regime di totale isolamento valido per tutti i prigionieri confinati nelle loro celle. Si tratta del più lungo regime di isolamento mai applicato nella storia della detenzione”.

Con queste parole prende inizio un film che ripercorre le tappe precedenti a questa decisione così drastica. Le prime inquadrature sono eloquenti, il vero protagonista è il deserto australiano che circonda questa struttura ultramoderna, un’architettura aliena sia da fuori che da dentro. Quello che avviene all’interno di queste mura si distacca dall’approccio fisico e aggressivo di altre pellicole simili, in “Ghosts… Of The Civil Dead” non c’è infatti una gerarchia da rispettare o il classico progetto di fuga, poiché i carcerati sono tutti sullo stesso piano (che siano assassini nati o matti da legare non c’è differenza). Sia loro che i secondini sono personaggi svuotati da ogni sentimento (quasi dei morti ambulanti) e le atmosfere sono talmente fredde e asettiche che l’opera di Hillcoat a volte sembra suggerire uno straniante futuro distopico (i rimandi a “Thx 1138” di non sono casuali). Un (non) luogo privo di identità quindi, nel quale la droga entra come se nulla fosse e dove le privazioni presto iniziano a minare la tranquillità apparente dei detenuti.

“Ghosts… Of The Civil Dead” non è un film di facile fruizione: il regista australiano gira con uno stile distaccato ai limiti del documentaristico, lasciando muovere liberamente i protagonisti in questo inferno a lenta carburazione. Tra questi, segnaliamo la folle presenza di Nick Cave (qui attore, co-sceneggiatore e della colonna sonora insieme a Blixa Bargeld), immortalato dalla telecamera in momenti di delirio veramente scioccanti. Assistiamo così all’abbrutimento costante delle guardie e dei prigionieri, manipolati e risucchiati in questa spirale di violenza senza vie di uscita.

Al di là delle buone intenzioni di partenza, mette a fuoco un incubo che ha del surreale, tralasciando l’aspetto puramente narrativo e la caratterizzazione stessa dei personaggi. Dopotutto in “Ghosts… Of The Civil Dead” non c’è un mattatore e non ci sono antieroi, poiché la riflessione del regista è sociale e non psicologica, con le dinamiche di gruppo che oscurano qualunque deriva individuale. A distanza di trent’anni, questo film ha ancora molto da dire, nonostante Hillcoat abbia raggiunto la piena maturità registica solo nel nuovo millennio con “La Proposta” (2005) e soprattutto con il post-apocalittico “The Road” (2009), oltre a una non trascurabile attività nel mondo dei videoclip, dirigendo (tra i tanti) Placebo, Depeche Mode (periodo “Exciter”) e ovviamente Nick Cave. Radici da recuperare.

cinemaestremo.wordpress.com

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By Anam

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