ETER [SubITA]

Titolo originale: Eter
Paese di produzione: Italia, Lituania, Polonia, Ucraina, Ungheria
Anno: 2018
Durata: 117 min.
Genere: Drammatico, Guerra
Regia: Krzysztof Zanussi

Sullo sfondo delle trincee della prima guerra mondiale, il film racconta la storia di un medico militare dell’esercito imperiale asburgico che conduce esperimenti per arrivare a controllare le persone. Ether è la versione di Zanussi del mito di Faust.

Fino a dove si può spingere la scienza? Perché l’essere ha questa terribile ossessione riguardo il controllo assoluto della realtà? Qual è il confine tra bene e male, tra aspirazioni individuali e visioni collettive? Esiste una vita realmente morale nell’assenza di Dio? Queste sono le domande fondamentali che stanno alla base del racconto di Ether, ultima fatica artistica del regista polacco, con lontane origini friulane, Krzysztof Zanussi.

Possiamo, senza tema di smentita, affermare come il grande cineasta fornisca delle risposte molto precise a tali quesiti, ma d’altra parte non avevamo alcun dubbio conoscendo la storia intellettuale e artistica di questo autore. Ciò, però, non deve far pensare a Ether come a un film rigido, fondamentalista e chiuso. Si tratta in ogni caso di un’opera di assoluto spessore, costruita su una consapevolezza stilistica ed estetica molto precisa.

Zanussi è un regista rigoroso, netto e chiaro, ma allo stesso tempo problematico e profondo. È evidente come la sua visione del mondo, fortemente metafisica (e potremmo dire religiosa), emerga con totale chiarezza e come la rappresentazione di un mondo ateo pervertito, cinico e vuoto rappresenti il nucleo contenutisto-poetico dell’opera.

Ciò non toglie, però, che Ether (tra l’altro di impostazione faustiana) ponga all’attenzione dello spettatore tematiche di straordinaria importanza filosofica. Può esistere una morale esistenziale alta in assenza di una visione ultraterrena della vits? E come può l’essere riconoscere i suoi limiti? Quale dialogo ci può tra la ricerca scientifica e il mistero dell’esistenza? Tali argomenti sono assolutamente condivisibili, in qualsiasi modo la si pensi ed è, altrettanto, certo come Zanussi dichiari apertamente la sua posizione.

La figura del medico militare austro-ungarico che in modo spregiudicato e irresponsabile conduce i suoi esperimenti con l’etere è assolutamente emblematica e racconta il rovello millenario del genere nei riguardi della conoscenza. Non solo: Zanussi punta l’attenzione su quel senso di onnipotenza (delle masse e delle collettività) che ogni tanto spunta nella storia dell’umanità e che indiscutibilmente finisce per generare orrori inenarrabili.

Chi scrive non la pensa come Zanussi ma riconosce la sostanza indiscutibile del suo pensiero e la reale drammaticità delle domande che pone il regista polacco, il quale elabora con questo suo ultimo lungometraggio un’opera di straordinaria densità. Colpiscono, in tal senso, le modalità grazie alle quali Zanussi descrive artisticamente l’ottusità del personaggio centrale e contestualizza la vicenda in una dimensione di algidità espressiva che in certi passaggi è veramente sconvolgente.

Alla fine della visione del film, e non è importate quale posizione si abbia sui temi sollevati, lo spettatore non può che continuare a riflettere, a pensare al valore delle proprie azioni e dei propri comportamenti e a quanto l’individuo sia nulla davanti all’enigma dell’esistenza.

cultframe.com

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