CHILLERAMA (SubITA)

Titolo originale: Chillerama
Nazionalità: USA
Anno: 2011
Genere: Commedia, Grottesco, Horror
Durata: 120 min.
Regia: Adam Green, Joe Lynch, Bear McCreary, Adam Rifkin, Tim Sullivan

Anche l’ultimo drive-in americano sta per chiudere i battenti. Durante la serata di chiusura, milioni di coppiette parcheggiano le loro numerose auto per assistere alla maratona cinematografica di pellicole dell’orrore talmente rare da non essere mai state proiettate. Ma se, improvvisamente, un pazzo riesumasse il corpo di una sposa cadavere e rimanesse infetto trasformandosi in zombie?

Quando cinque talentuosi registi di film horror si mettono in testa di realizzare quattro corti in omaggio ai b movie del secolo scorso, c’è poco da fare.

Tim Sullivan, autore di 2001 Maniacs, Adam Green, padre di Hatchet, Joe Lynch, regista di Wrong Turn 2: Dead End e Adam Rifkin, autore di Detroit Rock City, hanno unito le proprie forze per realizzare una vera e propria antologia horror sulla scia di quel famoso Creepshow diretto da George A. Romero e sceneggiato dallo scrittore orrorifico per eccellenza, Mr. Stephen King. Chillerama è un film ad episodi (uno per ogni autore) differenti per genere e trama, tenuti insieme da una cornice comune. Anche l’ultimo drive-in americano sta per chiudere i battenti. Durante la serata di chiusura, milioni di coppiette parcheggiano le loro numerose auto per assistere alla maratona cinematografica di pellicole dell’orrore talmente rare da non essere mai state proiettate. Ma se, improvvisamente, un pazzo riesumasse il corpo di una sposa cadavere e rimanesse infetto trasformandosi in zombie?

Il primo rullo è Wadzilla, un omaggio ai monster movies degli anni ’50 scritto e diretto da Adam Rifkin. Un giovane si sottopone ad una cura per incrementare la forza del proprio sperma che, ben presto, produce lo spermatozoo più grande del mondo. La paradossalità della situazione è talmente assurda da richiamare quell’impacciato Bruce Banner che, al colmo della rabbia (o dell’eccitazione), si trasforma in Hulk. Lo spermatozoo gigante, infatti, diviene un assurdo Godzilla assatanato di sesso che uccide le sue vittime colpendole nei loro organi genitali. Gli effetti speciali delle teste mozzate, dei corpi tagliati a metà, degli occhi fuori dalle orbite, non possono non farci pensare a quello stravagante Bad Taste che evidenziò il genio creativo (e ribelle) di Peter Jackson. Ma non è tutto: il punto di vista di Wadzilla, spesso ripreso tramite una carrellata a seguire in tono videoludico, lo accosta a Pacman, ma anche al feroce squalo di Spielberg. E, per colpa dell’estrema libidine del mostro, ci rimette la Statua della Libertà, unica donna della grandezza giusta per soddisfare le sue fantasie. Insomma, non le bastava la decapitazione subita in Cloverfield….

Il secondo episodio è I was a teenager werebear, un simpatico collage di cultura pop, stereotipi gay e parodia degli ultimi prodotti adolescenziali, scritto e diretto da Tim Sullivan. Il regista, dichiaratamente omosessuale, rappresenta i drammi (e, soprattutto, i dubbi) degli adolescenti che scoprono i piaceri del sesso. E così, il giovane protagonista, sebbene sia fidanzato con una tipetta tutt’altro che casta, si scopre più attento ad osservare i muscoli dei ragazzi in spiaggia che non il topless della sua fidanzata. Con l’avvicinarsi di un gruppo di giovani ragazzi vestiti e pettinati alla Grease, gli ormoni del protagonista prendono il sopravvento e lo trasformano in un peloso licantropo. Il termine “bear” del titolo, infatti, si riferisce allo slang utilizzato nella cultura gay per indicare uomini particolarmente corpulenti e pelosi. I riferimenti alla storia dell’uomo lupo, a quel lontano capolavoro Universal interpretato da Lon Chaney Jr., sono talmente palesi persino la zingara, unico personaggio a riconoscere la natura (e gli effetti) delle pulsioni sessuali nei teenagers, ricorda la megera di George Waggner. Non mancano, comunque, i richiami (e le bacchettate) a The Twilight Saga, a quel fenomeno moderno, cioè, che illude il pubblico descrivendo i licantropi come palestrati dagli addominali definiti.

Il terzo film è The diary of Anne Frankenstein scritto e diretto da Adam Green, autore di prodotti come Frozen e Hatchet. Ambientata al tempo della seconda guerra mondiale, la pellicola scopre che Anna Frank, in realtà, è la pronipote del famoso Dottor Frankenstein, motivo per cui il suo cognome è volontariamente abbreviato. Quando un esercito di nazisti irrompe nel nascondiglio della famiglia Frank, il Fuhrer Adolf Hitler si impossessa del di Frankenstein e riproduce l’esperimento per creare l’assassino che gli permetterà di vincere la guerra. Ma Meshugannah, la creatura, nota la malvagità del suo creatore e uccide brutalmente prima lui e poi tutto il suo esercito…

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L’ultima pellicola è Zom-b- movie, una parodia di tutti gli stereotipi dei film di zombie degli anni ’70 e ‘80, diretta da Joe Lynch. Il regista ha condito il suo prodotto con un po’ di sesso, musica e (tanto) sangue. Un vero e proprio omaggio a quei morti viventi che fecero la di un regista come George A. Romero.

Mentre la macchina da presa mostra che ormai non c’è salvezza per nessuno, nemmeno per la tipica final girl che sopravvive nella cultura dei film horror, la macchina da presa indietreggia, scavalca i tipici 180° del campo di visione e mostra il godimento della platea. Uno zoom in avanti inquadra quattro darkettoni vestiti di nero che cercano di carpire commenti e apprezzamenti del pubblico: sono proprio i quattro registi della pellicola che, mischiandosi alla massa, si sono goduti i frutti delle proprie fatiche. Da spettatori.

Recensione: horror.it

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