BLOOD FOR FLESH (SubITA)

Titolo originale: Sangre para la Carne
Paese di produzione: Messico
Anno: 2019
Durata: 80 min.
Genere: Horror
Regia: Alex Hernàndez

PREAMBOLO

Questa non sarà una classica recensione dove elogio senza mezze misure l’argomento centrale o dove lo stronco tragicamente. Parlerò più di impressioni e pensieri saltati fuori durante l’ora scarsa di visione del film Sangre para Carne. Tuttavia, ci tengo a sottolineare, proprio da questi ultimi potreste trovare qualcosa di vostro d’interesse.

NARRAZIONE

Dal Centro America Alex Hernàndez ci dona con un’inaudita prepotenza Blood for Flesh (2019), un “horror” estremo, distribuito in Italia in DVD in esclusiva da TetroVideo.

Il film vaga tra presente e passato (pieno di flashback com’è) e si tuffa in un dramma familiare diviso in atti, in cui le relazioni tra i corpi in scena ci affidano una storia disperata di deriva psico-fisica.

L’introduzione al film doveva essere fatta in un modo o in un altro ed è stata fatta. Certo è che quello che ho scritto con tanto ardore forse amplifica qualcosa in realtà molto semplice e diretto: la vicenda sostanzialmente non ha pretese allegoriche alte e vuole mostrare una tesi molto basilare, ma allo stesso complessa, non tanto lontana da quella di altre pellicole di registi messicani. Facciamo una lista preparatoria per l’occasione:

  • Guillermo del Toro: Cronos
  • Alejandro González Iñárritu: Birdman
  • Alfonso Cuaròn: Gravity

Se Blood for Flesh porta in sé e nel film la Carne, lo stesso vale per gli altri tre registi conterranei del giovane Hernàndez, come se ci fosse un fil rouge che innesta un’unione sottile tra 4 cineasti e 4 opere cinematografiche così diversi/e eppure così indissolubili.

Se Hernàndez pone come base del suo ragionamento sul corpo (privo di qualsiasi per vivere, ridotto alla sola carne che tanto diletto dà e tanto risulta utile per la vendetta) un classico rape&revenge, Cuaròn prende la pentola della science fiction e ci butta q.b. del dramma umano (la ricetta più classica che ci possiamo immaginare, però vedetevi Ad Astra e Interstellar e provate a raggiungere lo stesso livello umanistico e antropologico di Gravity), infarcendo la minestra di una sua teoria sul corpo umano.

Hernàndez uccide, attraverso l’aborto, il figlio della giovane protagonista, interpretata da un’Erika López trasportata fino ad un livello Isabelle Adjani per il ruolo; al contrario Cuaròn affida alla donna il compito della rinascita (un compito non certamente usuale di questi tempi (Hereditary su tutti), ma lui inizia con lo stesso ragionamento di Hernàndez, poiché entrambi annientano i corpi dei personaggi, li annullano, certo nel nome di due effetti diversi: rispettivamente l’uno chiude in scatole e intorpidisce (da rivedere è senz’altro la scena del braccio) i corpi dei viventi e l’altro li rende insensibili, quasi incapaci di ottenere dei risultati ulteriori. Tutte le scelte operate da Cuaròn sono relazionate al corpo e al suo percorso che da “carne in scatola” si fa vivo e l’altro collega messicano invece opera nella direzione da me chiamata implosión de sangre para carne.

Blood for flesh mostra maschi alienati e affogati completamente nell’eros-carne (tema innegabilmente mortifero) provato verso l’allucinata ragazza protagonista, ognuno dei due uomini (fratello e padre di costei) offre un “sostegno” utile solo a procacciarsi effimero godimento personale, pronto a trasformarsi in paura e pericolo di vita. In sostanza Hernàndez parla di uomini inadeguati, storditi, abietti ed egoisti.

Mi sento costretto a portare l’esempio di Birdman (or The Unexpected Virtue of Ignorance) e di quell’uomo non-uomo di Riggan Thomson (Michael Keaton): una sorta di “puparo” col suo teatrino di burattini ( che vanno dalla figlia all’attore stronzo appena arrivato) guidati da fili invisibili. Un burattinaio che alterna momenti di puro realismo (il litigio con la figlia) ad altri sospesi, astratti (le allucinazioni di Riggan). Realtà e irrealtà si combinano anche in Blood for Flesh tra suture al taglio cesareo fatte “in casa” e spiriti danzanti. Entrambe le pellicole trattano in modo eguale il tema del maschio contemporaneo.

Se il maschio si riduce ad un piccolo essere che si presenta come tirannico, senza le qualità del dittatore, e ad un ridicolo e vendicativo pezzo di carne in Birdman e in Blood for Flesh, questo non vale per Cronos (o la della giovinezza mediante il dolore e l’annullamento di sé) di G. del Toro. Forse non è un caso che nell’opera prima di quest’ultimo appaia un Ron Perlman (amico del regista) che tornerà ingombrante (nel suo prognatismo) e sornione in Hellboy (altra questione sulla carne e sul corpo).

Il vecchio Jesus (Federico Luppi) scopre la possibilità di ritornare aitante come un tempo ed essa diventa qualcosa di incomprensibile per lui, ma non per la nipote, che lo farà, accudendolo, tornare in sé (nonostante sia attratto da quelle piccole dita rosate e pure rigate di sangue che lo accarezzano; del Toro tocca molto delicatamente il piano dell’incesto [altro tema presente e pressante in Blood for Flesh]).

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Eppure del Toro non parla mai di vampirismo così come Hernàndez, entrambi consapevoli del fatto il sangue risulta fondamentale per ogni cultura (da esso si dipana la linfa vitale per l’essere umano e sovrumano), anche se essa dovesse racchiudersi in una favola per una bambina dagli occhi dolci (la nipote non vedrà mai l’orrore nella pelle cadente dell’incartapecorito nonno e gli spiriti hernandeziani compiono solo dei riti propiziatori, in sostanza è come se pregassero e non vedessero l’orrore).

Tuttavia l’efferatezza e la re-iteratività della violenza nel film di Hernàndez servono proprio a non far entrare l’elemento favolistico e leggero in una storia da greca e latina: in Seneca (4 d.C.-65 d.C) drammaturgo è evidente il gusto dell’orrore, egli metteva in scena il vizio e il peccato in un contesto in cui il Bene e la vengono irrisi e calpestati; ogni forma di è smarrita, ogni legge umana e divina infranta (non c’è sevizia, mutilazione o crimine di sangue che non venga illustrato quasi scientificamente); Lucano, nel De bellum civile, narrando la guerra tra Cesare e Pompeo, descrisse con veemenza e realismo la morte e il sangue sparso sul campo di battaglia. L’elenco di autori, in cui il gusto per l’orrido e per l’orrore si contrae e si espande come un cuore in cerca di buon sangue, potrebbe continuare per diverse righe.

Infine semplicemente questo ragionamento vuole solo confermare una curiosa connessione tra la carne, il sangue e il Messico (un collegamento quasi ancestrale).

(https://www.shivaproduzioni.com/)

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