
Titolo originale: Blind
Paese di produzione: Norvegia, Paesi Bassi
Anno: 2014
Durata: 96 min.
Genere: Drammatico
Regia: Eskil Vogt
Dopo aver perso la vista, Ingrid si rinchiude tra le mura della sua casa dove si sente al sicuro e protetta dal marito. Ma presto i fantasmi nascosti della donna verranno fuori in modi che non avrebbe mai pensato.
Ultimamente, non sono solo i film americani a invadere i nostri cinema, e questa è una vera conquista, un bel passo avanti. Soprattutto se si cerca qualcosa di completamente diverso dal solito.
Blind è un film norvegese con un’idea originale che ti tiene incollato allo schermo, mentre vaghi senza meta per un appartamento insieme a Ingrid, la protagonista, che è diventata cieca per un colpo del destino. La telecamera ti porta a esplorare un filo di sensazioni, e devi assorbirle proprio come Ingrid impara a orientarsi nella sua casa. L’appartamento è spazioso, minimalista e tutto bianco, un contrasto totale con la sua cecità, che è buia e disorientante. Anche se è sposata, Ingrid passa le giornate da sola, aspettando che il marito torni per farle un po’ di compagnia. Le sue uniche distrazioni sono preparare il tè (non senza difficoltà, e la cosa ci tiene un po’ in tensione) e il portatile, con cui ascolta musica mentre resta immobile su una sedia fino a sera. Durante queste giornate infinite, Ingrid racconta storie che si intrecciano con la sua e con quella del marito. La trama si sviluppa in modo da rendere difficile capire dove finisce la realtà e dove inizia l’immaginazione di Ingrid.
Le transizioni, costruite in modo brillante dal regista Eskil Vogt (che ha scritto anche la sceneggiatura), catturano così tanto che, a un certo punto, ti dimentichi persino di Ingrid. Mentre lei resta lì, ferma e annoiata, la sua mente vaga, soprattutto pensando a cosa faccia il marito quando non è a casa. Preoccupata per la distanza che si è creata tra loro, Ingrid inizia a fantasticare su incontri immaginari. E questa nuova “realtà” si mescola con la sua, rendendo impossibile distinguere l’una dall’altra. Questa confusione cresce anche per lei, tanto che si isola sempre di più nel suo appartamento e rinuncia completamente al mondo esterno.
SPOILER
Grazie al lavoro impeccabile di Vogt, anche noi spettatori rimaniamo confusi, fino a scoprire che Ingrid è una scrittrice e che tutto ciò che vediamo è in realtà nella sua testa. Ma fino a quando non diventa chiaro, tutti i personaggi sembrano reali: il marito Morten, per esempio, sembra tradirla davvero con Elin, una madre single, che a sua volta ha ricominciato a vedere Einar, un vecchio amico di università solitario e pieno di problemi. Questa rivelazione arriva verso la fine, quando tutto inizia a tornare. Prima Elin ha un figlio, poi all’improvviso una figlia. La decorazione della stanza cambia, e la madre, che stava rifacendo il letto con lenzuola a tema macchinine, deve cambiare tutto. Einar, in un momento, è seduto in un bar con Morten, e subito dopo i due stanno prendendo un caffè su un autobus. Sono situazioni strane, come se fossero parti di una storia ancora in fase di scrittura, che vengono cancellate e riscritte.
Blind, insomma, è un viaggio tra realtà e immaginazione, dove il confine tra ciò che è vero e ciò che è inventato diventa sfocato, fino al sorprendente finale.