BE SURE TO SHARE [SubITA]

Titolo originale: Chanto Tsutaeru
Nazionalità: Giappone
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 108 min.
Regia: Sion Sono

Un giovane uomo di ventisette anni ripensa alla sua con il padre – ora ammalato di cancro – che era anche insegnante di ginnastica e allenatore di calcio nella scuola dove lui andava da ragazzo. Il suo desiderio è riuscire a salutarlo degnamente, trasmettendogli l’amore che serba per lui. Ma una visita dal medico lo informa di una notizia scioccante che potrebbe cambiare radicalmente il senso e la direzione dell’addio tra i due. – filmtv.it

“Tu eri per me la misura di tutte le cose”

L’ennesima declinazione della morte secondo Sion Sono. Abituati all’eclettismo del regista giapponese ritroviamo in Be sure to share un tocco delicato e apparentemente consolatorio, lieve, che spoglia la storia dagli orpelli di contorno per far vibrare dall’interno i rapporti tra personaggi.
L’attesa di una morte annunciata, che destabilizza e riformula le interne di una famiglia, appare come l’unica chiave di traduzione e di lettura di un’intimità vissuta nel suo silenzioso scorrere, fatto di affetti e di momenti di sottomissione, di conflitti espliciti ma mai affrontati di petto, di una delicatezza che si compenetra con l’ineluttabilità di un destino già dichiarato. La morte si presenta come l’ultima occasione, l’ultima opportunità di condivisione, di riportare il pensiero a quel nodo essenziale che la vita stessa aveva sopito e marginalizzato.Il film si sviluppa in un tempo fluido in cui i piani del presente e del non si riescono a districare se non a posteriori. Il montaggio asseconda questa fluidità restituendo la normalità all’eccezionalità, mostrando personaggi che rimodellano la loro routine attorno al verso l’ dove è ricoverato il padre.
La moderazione e il contenimento minimale di ogni elemento eversivo tengono per tutta la durata del film, interrompendosi in due momenti focali: i flashback riguardanti la figura tirannica e severa del padre/allenatore rispetto al figlio/atleta e il ricongiungimento ideale e fisico dei due sulle rive del lago.
Molti elementi (la canna da pesca, la crisalide, l’uccello morto in strada) assumono un valore simbolico scandendo le tappe che avvicinano alla tanto sperata condivisione, una partecipazione che da due singoli individui si espande a tutta la cerchia di persone coinvolte, in primis la madre e a seguire la fidanzata del figlio. La vera testimonianza viene falsata dalla scomparsa del padre, ma è in realtà localizzata nel del figlio incapace fino all’ultimo di comunicare la sua malattia per non deludere le aspettative paterne.
Sion Sono non forza la mano e permette con eleganza ai traumi e alle dinamiche interne di parlare attraverso i personaggi, lasciando intuire che la vera condivisione può manifestarsi abbassando al minimo i propri filtri e le proprie difese, decidendo di ritrovare se stessi fuori dalle coordinate di vita consuete, ricostruendo in un luogo ideale quello che le aspettative e le frustrazioni sociali avevano a lungo ingabbiato.

Recensione: spietati.it

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By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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