Titolo originale: Archangel
Paese di produzione: Canada
Anno: 1990
Durata: 78 min
Genere: Commedia, Drammatico, Visionario
Regia: Guy Maddin
La storia surreale di un gruppo di persone che si ritrovano nella Russia artica durante i giorni più drammatici della rivoluzione e della prima guerra mondiale.
Archangel (1990): Il sogno febbrile di Guy Maddin
Se ti piace il cinema che gioca con la mente, con l’estetica e con il tempo stesso, Archangel di Guy Maddin è un’esperienza che non puoi lasciarti sfuggire. Uscito nel 1990, questo film è un omaggio surreale e poetico al cinema muto e all’espressionismo, un’opera che sembra provenire da un passato alternativo mai esistito, carica di emozioni distorte e memorie frammentate.
Una trama stralunata come un ricordo confuso
Siamo nel 1919, nell’Artico russo, durante la coda lunga della Prima Guerra Mondiale e la Guerra Civile Russa. Un soldato canadese, Lt. John Boles (Kyle McCulloch), arriva nella cittadina di Archangel. Il suo cuore è a pezzi, consumato dal lutto per la sua amata, Iris, e le sue azioni sono guidate da una malinconia che sfiora il delirio. Nel frattempo, incontra Veronkha (Kathy Marykuca), una giovane donna affetta da amnesia, intrappolata in un matrimonio con un marito che non ricorda di amare.
Quello che segue è un turbine di romanticismo tragico, falsi ricordi e confusione identitaria. Tutto sembra permeato da un’atmosfera di sogno: i personaggi agiscono come intrappolati in un eterno déjà-vu, sospesi in un mondo surreale dove il tempo si sgretola.
Estetica vintage e artigianato unico
La cosa che colpisce di più è l’estetica. Maddin gira Archangel come se fosse stato creato negli anni ’20, con pellicola sgranata, effetti visivi antiquati e una recitazione volutamente melodrammatica. Le didascalie del cinema muto fanno capolino qua e là, aggiungendo un tocco ironico e nostalgico.
L’intero film sembra un cimelio ritrovato, una pellicola dimenticata in qualche soffitta polverosa. Ma non lasciarti ingannare dall’apparente semplicità: ogni scelta stilistica è calcolata, ogni inquadratura è un piccolo gioiello di inventiva e artigianalità. È un cinema che si fa poesia visiva, strano e bellissimo.
Amore, memoria e perdita
Sotto la sua stravaganza, Archangel è una meditazione sull’amore e sulla memoria, sul modo in cui il dolore e il rimpianto ci definiscono. I personaggi sembrano prigionieri dei loro sentimenti, incapaci di distinguere il passato dal presente, confondendo ciò che è stato con ciò che potrebbe essere.
Un cinema per sognatori coraggiosi
Non è un film per tutti: Archangel è eccentrico, ipnotico, volutamente strano. Se cerchi una narrazione lineare, potresti rimanere disorientato. Ma se ti lasci trasportare dal suo fascino unico, scoprirai un’opera capace di toccare corde profonde e inaspettate.
Guy Maddin, con il suo stile unico, ci regala un film che è un’esperienza più che una storia, una lettera d’amore al cinema come arte visiva e come mezzo per esplorare i misteri del cuore umano. Se non l’hai mai visto, concediti questo viaggio in un mondo che sembra lontano, ma che sa parlare direttamente all’anima.