A WOUNDED FAWN (SubITA)

Titolo originale: A Wounded Fawn
Paese di produzione: USA
Anno: 2022
Durata: Un’oretta emmezza o poco più
Genere: Horror
Regia: Travis Stevens

Una bella col viso tra il dolce e l’ammiccante (c’è qualcosa di più bello di una donna con gli anfibi?) si mette nei pasticci in una situazione un po’ scontata (porte che si aprono da sole, jumpscare ecc).

bollalmanacco.blogspot.com
ne parla così:

Che bestia stranissima questo A Wounded Fawn. Talmente tanto che persino il regista ha deciso di dividerlo in due atti, uno più “normale” e uno in cui la locura la fa totalmente da padrona. A Wounded Fawn parte dalle stesse premesse di Fresh, più o meno, ed è ascrivibile al filone dei revenge movie: Meredith è una desiderosa di ricominciare a vivere dopo anni di passati a liberarsi del ricordo dell’ex violento, che decide di concedersi un weekend in una casa isolata assieme a un conosciuto da poco. Costui, dotato della faccetta rassicurante di Josh Ruben, è apparentemente colto, affascinante e gentile… non fosse per quel piccolissimo difetto, quell’ da serial killer che parte all’improvviso, preannunciato dall’inquietante arrivo di un gufo gigante che pare uscito dritto da Deliria. Quando il killer getterà la maschera e attaccherà la sua vittima, però, qualcosa andrà storto e scoprirà che quest’ultima non è indifesa come crede, né come credete voi! Senza fare troppi spoiler, A Wounded Fawn è un film a base di uomini piccini che perdono tempo a giustificare la loro follia, troppo miseri persino per abbracciarla in toto una volta scoperti, prede di una lamentela continua che li rende comunque vittime a prescindere (della società, delle donne troppo belle o troppo di successo, di una piccola parte del loro cervello a cui non riescono proprio a non dar retta) di eventi di cui non hanno colpa, roba che, quasi quasi, verrebbe da puntare il dito contro le donne che hanno la sventura di incontrarli e di “scivolare” addosso al loro coltello, invece di rimanere chiuse in casa. Josh Ruben, che già in Scare Me aveva dimostrato un talento per i personaggi miserevoli e passivo-aggressivi, è perfetto per il personaggio di Bruce, inquietantissimo killer che, una volta privato delle armi, si mostra per la feccia che è, ridicolo e anche un po’ imbarazzante, di sicuro impossibilitato a difendersi dal delirio che si scatena nella seconda parte del film (la citazione che apre il film, “I suddenly became aware that I was both mortal and touchable and that I could be destroyed”, attribuita alla pittrice Leonora Carrington, non è di certo diretta a Meredith).

Il secondo atto, MOLTO debitore dello stile della pittrice nominata poc’anzi (se non la conoscete, andatevi a vedere un paio di quadri su internet), è un incubo mitologico e quasi shakespeariano dove si scatena un caos fatto di bestie antropomorfe, incubi ad occhi aperti e tanto, tantissimo sangue; a tal proposito, il colore rosso, vivido e luminosissimo, fotografato come in un thriller di Dario Argento, è presente in quasi tutte le scene del film come simbolo di inquietante follia, soverchia i personaggi quando Bruce viene sopraffatto dal suo omicida ma è perennemente presente sullo sfondo, vuoi nei complementi d’arredo, vuoi negli abiti o in qualche oggetto di scena, come se fosse inevitabilmente scritto nel destino dei protagonisti. Se il primo atto, quello più thriller, vanta una regia rigorosa e pulita, quasi geometrica, il secondo atto omaggia a tratti il primo Sam Raimi ed è una corsa forsennata intervallata da sprazzi di allucinazioni che ricordano gli horror “artistici” come quelli di Peter Strickland, una sequela ininterrotta di punizioni, interrogatori e catarsi che non si ferma nemmeno nei titoli di coda, a dire il vero l’unica cosa del film che mi ha fatto un po’ storcere il naso, perché sembrano davvero non finire mai. Di Josh Ruben ho già parlato e, come ho scritto su, l’ho trovato perfetto, ma il cast femminile non è da meno e le interpretazioni di Sarah Lind e Malin Barr, donne “normali” ma capaci e simpatiche prima, Erinni dopo la violenza, fanno sì che lo spettatore si ritrovi ancora più coinvolto nella vicenda. A Wounded Fawn, secondo me, è uno di quei film che si amano o si odiano ma, di certo, non lasciano indifferenti e rischia di essere una delle visioni più interessanti dell’anno. Non perdetelo!

Guarda anche  THE SKYWALK IS GONE [SubITA]

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