YOU ARE NOT ME (SubITA)

Titolo originale: Tú no eres yo
Paese di produzione: Spagna
Anno: 2023
Durata: 88 minuti
Genere: Thriller, Horror, Psicologico
Regia: Marisa Crespo, Moisés Romera

Sinossi:
Dopo un lungo periodo di assenza, una giovane donna torna nella casa di famiglia. Quello che dovrebbe essere un rientro intimo e rassicurante si trasforma subito in qualcosa di sbagliato: le dinamiche familiari non tornano, i gesti sono fuori asse, le parole sembrano recitate. La protagonista inizia a percepire una frattura profonda tra ciò che ricorda e ciò che trova, come se la sua identità fosse stata lentamente sostituita o riscritta. In un clima sempre più claustrofobico, il dubbio cresce: forse non è lei a essere cambiata, ma il mondo intorno a lei a non riconoscerla più.

Recensione:
Tú no eres yo è un film che ti guarda mentre cerchi di capire chi sei. Non urla, non accelera, non gioca con i colpi di scena facili. Lavora invece su un disagio primario, quasi infantile: la paura di tornare a casa e non essere più riconosciuti. Marisa Crespo e Moisés Romera costruiscono un’opera minimale e ferocemente controllata, dove l’orrore nasce dal quotidiano e cresce come una crepa che nessuno vuole vedere.

Il titolo è già una condanna. Non è una minaccia esplicita, è una frase che corrode. “Tu non sei me” significa: non sei chi credi, non sei chi eri, non sei chi pensi di essere stato. Il film prende questa affermazione e la trasforma in una struttura narrativa. Ogni scena sembra leggermente stonata, ogni dialogo ha un tempo sbagliato, ogni gesto affettuoso nasconde una rigidità artificiale. È come se la famiglia fosse diventata una messa in scena, un teatro domestico che recita una versione alternativa della realtà.

La casa è il vero dispositivo horror del film. Non perché sia oscura o gotica, ma perché è troppo normale. È uno spazio che dovrebbe contenere memoria e continuità, ma qui funziona come un luogo di cancellazione. Le stanze non accolgono, osservano. I corridoi non collegano, separano. Tutto suggerisce che il passato sia stato riscritto senza informare la protagonista, come se qualcuno avesse premuto “salva” su una versione diversa della sua vita.

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Il film lavora su una paranoia sottilissima, mai dichiarata apertamente. Nessuno dice mai chiaramente che qualcosa non va, e proprio questo rende la situazione insostenibile. Il dubbio si sposta continuamente: è la protagonista a essere instabile? Sta proiettando? O è davvero vittima di una manipolazione affettiva sistematica? Tú no eres yo non offre risposte immediate, perché il suo vero interesse non è la verità dei fatti, ma la percezione della realtà come terreno instabile.

C’è una dimensione profondamente politica sotto la superficie del film, ma non è mai esplicitata. Il controllo dell’identità, la riscrittura del passato, la negazione dell’esperienza individuale sono meccanismi che ricordano dinamiche ben più ampie del nucleo familiare. La famiglia diventa una micro-istituzione autoritaria, capace di decidere chi sei e chi non sei più. Il film suggerisce che la violenza più efficace non è quella fisica, ma quella che ti convince a dubitare della tua memoria.

Lo stile registico è essenziale, chirurgico. Nessuna musica invadente, nessun movimento di macchina superfluo. Tutto è calibrato per aumentare la sensazione di sospensione. I silenzi pesano più delle parole. Gli sguardi durano sempre un secondo di troppo. È un cinema che ti costringe a stare dentro l’attesa, dentro l’incertezza, senza offrirti appigli emotivi facili.

L’elemento horror non arriva come rottura, ma come conseguenza inevitabile. Quando il film prende una direzione più esplicita, non lo fa per sorprendere, ma per confermare una sensazione che era già lì dall’inizio. In questo senso, Tú no eres yo è un film sulla gaslighting emotivo portato all’estremo, sull’annullamento dell’identità attraverso l’amore simulato, sulla famiglia come luogo potenzialmente mostruoso.

C’è anche una vena sottilmente esoterica, quasi invisibile, che attraversa il film: l’idea che l’identità non sia qualcosa di stabile, ma un campo energetico che può essere alterato, riscritto, occupato. Come se il “sé” fosse un territorio vulnerabile, esposto all’invasione di chi ci è più vicino. Non servono demoni o rituali espliciti: basta la ripetizione, la negazione, il silenzio.

Il finale non libera, non chiarisce del tutto. Lascia addosso una sensazione di freddo, di perdita irreversibile. Come se qualcosa fosse stato rubato e non potesse più essere restituito. Tú no eres yo non è un film da consumare, è un film da portarsi dietro. Funziona come un’eco: continua a risuonare ogni volta che pensi a casa, alla famiglia, a chi ti dice di conoscerti meglio di quanto tu conosca te stesso.

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Un’opera piccola, precisa, inquietante. Un horror dell’identità che non ha bisogno di alzare la voce per fare male.

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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