
Titolo originale: The Institute
Paese di produzione: Stati Uniti
Anno: 2012
Durata: 92 min
Genere: Documentario
Regia: Spencer McCall
Per un’intera generazione di abitanti di San Francisco, l’ingresso all’Istituto Jejune è avvenuto rispondendo a misteriosi volantini disseminati in città. Chi veniva “indotto” veniva catapultato in un gioco urbano immersivo che fonde realtà, arte di strada e ritualità sotterranea. The Institute ricostruisce attraverso interviste e materiale d’archivio questa stravagante esperienza, domandandosi se fosse un culto vero, un’installazione performativa o qualcosa di molto più destabilizzante.
Entra in The Institute, e scoprirai che il tuo quartiere può essere un labirinto mistico, dove il reale è sempre più fragile della fantasia. Spencer McCall mette in scena non un documentario, ma un rito urbano senza epilogo, di quelli che ti lasciano lo stomaco stretto nel dubbio.
Il gioco, concepito da Jeff Hull nel cuore di San Francisco, non prometteva redenzione, bensì un sovvertimento percettivo. E chi vi partecipava non sapeva se fosse arte o trance collettiva. O entrambi.
Il film segue le voci dei protagonisti e del loro demiurgo spirituale, Octavio S. Coleman Esq., e li mette su un altare di ambiguità: non sai mai se ammirarli o sospettarli. E questa sospensione è il cuore pulsante dell’opera.
Critici e spettatori si dividono: alcuni hanno preso l’opera come “frustrante eppure magnetica”, altri ne hanno stigmatizzato la vaghezza, l’incapacità di distinguere finzione e testimonianza. Il film per molti è “divisivo, ma un formidabile detonatore di conversazione” e lascia un’eco che non si placa.
The Institute non ricostruisce: decostruisce. Offre frammenti, pulsioni, tracce — come segni di un’esperienza rituale che si svolge ancora, sotto i passi di chi non sospetta. È un puzzle eterico. E tu, spettatore, diventi prima di tutto un partecipante incompiuto.
