Titolo originale: Simon mágus
Nazionalità: Ungheria
Anno: 1999
Genere: Drammatico, Esoterico
Durata: 101 min.
Regia: Enyedi Ildikó
Simon mágus, diretto dalla regista Ildikó Enyedi, già autrice di prove convincenti come Il mio XX secolo e Il cacciatore magico. Da subito il film ci trasporta in un’atmosfera sospesa, incantata, a tratti surreale eppure riconoscibilissima nella sua contemporaneità.
Chiamato dalla polizia francese a risolvere un misterioso delitto di cui non si riesce a venire a capo, Simon, un celebre veggente ungherese, arriva in treno a Parigi. All’arrivo lo attende una sua connazionale che gli farà da interprete durante il soggiorno parigino. Ma Simon, già alla stazione, è colpito da Jeanne, una ragazza che riuscirà a ritrovare per le strade della capitale francese grazie ai suoi poteri paranormali. Dunque, dopo aver risolto in modo molto inconsueto il caso di omicidio, Simon, maestoso, silenzioso, magnetico, carismatico (l’interprete è il grande attore magiaro Péter Andorai), si trattiene a Parigi per rivedere Jeanne. Deve però sfuggire gruppi di postulanti che lo seguono ovunque, invocando i suoi miracoli e seminare il poliziotto di origini africane assegnatogli come guida ma che, affascinato dai suoi poteri, gli si propone insistentemente come discepolo. Nel suo peregrinare per le strade di una gelida Parigi invernale, Simon si imbatte però in un altro mago, suo connazionale, un illusionista da palcoscenico, nella tradizione squisitamente ungherese di cui Houdini è l’esempio più celebre. Questi, una sorta di suo alter ego cinico e malvagio, è avido di fama e di pubblicità e pertanto lo sfida ad un duello mortale intorno al quale i media creano un’attesa morbosa e sensazionalistica. Simon vi si concede con riluttanza, pur sconsigliato dalla sua amica ungherese e dal flic, suo aspirante discepolo. Intanto, tre giorni dopo il loro ultimo incontro, Jeanne, ignara di tutto, lo attende con trepidazione nel luogo convenuto.
Per comprendere il finale a sorpresa, lo spettatore non potrà fidarsi solo del proprio sguardo ma dovrà cercare una verità più profonda e indecifrabile negli occhi dei personaggi del film. Rifacendosi alla figura di Simon Mago, sedicente messia nell’antica Roma, Ildikó Enyedi costruisce una moderna favola nera che è al contempo anche una delicata storia d’amore. Attraverso un intreccio di metafore mistiche e di suggestioni esoteriche ci conduce sul terreno incerto e ingannevole della percezione extrasensoriale, fino al labile confine tra il reale e l’irreale, in un clima rarefatto che si carica continuamente di tensione.
Al pari della sfida affrontata dal mago ce n’è un’altra che è quella vinta dalla regista con questo film originale e ammaliante, vale a dire, quella di andare oltre i limiti convenzionali del visibile e del filmabile, acquisendo nuovi ed inesplorati territori alle capacità del racconto cinematografico.
Recensione: cineclubalphaville.it