FATHER FROST IS DEAD [SubITA]

Titolo originale: Papa, umer ded moroz
Nazionalità: Russia
Anno: 1991
Genere: Horror, Visionario
Durata: 81 min.
Regia: Yevgeny Yufit

Tratto da un racconto di Tolstoj, Papà, Rana è morto è il primo film della corrente che Yufit ha definito “necrorealismo”.

La storia è quella di un biologo, ossessionato da un’opera che sta scrivendo su una nuova specie di faina, che, in campagna dal cugino per un paio di giorni, assiste ad una serie di inquietanti fenomeni: da un di uomini vestiti di che girano per la seviziando chiunque capiti loro a tiro, dalle stranezze e le debolezze della sua stessa famiglia, al di due bambini. Nel frattempo, un cieco ed un bambino malaticcio tendono trappole mortali ad innocenti vittime in un labirinto sotterraneo. Decisamente un film particolare, quello di Yufit, di difficile interpretazione.

Talmente lontano dalla sensibilità occidentale da risultare a tratti incomprensibile, Papà, Rana è morto è un ritratto inquietante e orrorifico della vita umana e della sua insensatezza. Una poesia oscura infarcita di simbolismi e metafore, il film presenta una trama più che frammentaria, a volte incoerente, altre del tutto inesistente. Come su un palcoscenico oscuro, nella vicenda del biologo senza nome si muovono personaggi senza speranza, che a malapena aprono bocca, risucchiati nel vortice delle loro esistenze vuote. Manca in Yufit lo spiritualismo di Tarkovski e degli altri registi russi che lo hanno preceduto, ma tolto questo, non resta altro che un enorme vuoto, un buco che assorbe ogni cosa, non solo la voglia di vivere dei personaggi, ma la vita stessa. Inutile cercare un senso a molte delle scene e delle battute del film: spesso non c’è proprio, o comunque non viene volontariamente rivelato. Il Padre Rana del titolo è il Babbo Natale russo, come a dire: il delle favole è finito, il tempo dell’ è finito, è l’ora di prendere atto dell’assoluta insensatezza della nostra esistenza. Un film difficile, angosciante, insensato, che vuole essere specchio nientedimeno che della vita stessa. Se poi riesca o meno nel suo obiettivo, spetta al giudizio dei singoli spettatori.

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Recensione: cinemedioevo.net

By Anam

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