HEADSHOT [SubITA]

Titolo originale: Headshot
Nazionalità: Thailandia
Anno: 2011
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 105 min.
Regia:

Tul sta per vedere il suo distrutto. Gli è inviato un pacchetto di foto e di dati, che esamina e poi mette via tempestivamente, dentro il trituratore. Si rade la testa, indossa le vesti di un monaco, e si apposta nella tenuta appartenente all’ della foto. Poi, prende una pistola e spara un proiettile nel collo dell’uomo. Altri colpi vengono sparati, e uno di loro finisce nella testa di Tul. Tutto diventa nero. Quando si sveglia tre mesi dopo, tutto è invertito e lui si ritrova dalla parte opposta. È un danno cerebrale bizzarro, o una qualche forma di contrappasso karmico?

Sofisticato dal flashback, lo scheletro della storia è un pingpong tra prima e dopo in cui le coordinate si fanno via via più flebili: inizialmente viene offerto il salvagente delle scritte sovraimpresse, successivamente è compito dello spettatore carpire dai dettagli (il taglio di capelli!) in quale dimensione temporale si trovi la narrazione. La struttura cosiffatta non si può certo definire seminale – ad esempio il cinema americano ha trovato in Memento la definitiva applicazione dell’analessi alla settima arte –, ma l’orchestrazione complessiva è più che buona, e poi alcuni raccordi, come la mano di Tiwa sul pavimento, per impostazione e proposizione sono ben congegnati.

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Ratanaruang non si ferma alla buccia e inserisce una polpa che va aldilà dei loschi giri in cui è avvinghiato il protagonista. Utilizzando l’escamotage del cappottamento (in breve: Tul si becca un proiettile in testa, al vede tutto sottosopra), Mr. Pen-Ek si muove su piani diversi capaci di trattare sia la sfera personale del ragazzo che vede la sua segnata da continui ribaltoni (da poliziotto ad assassino, da a monaco), sia lo spettro sociale della in cui le cose vanno al contrario di come dovrebbero (un ministro ostinato ad insabbiare scomode).

L’accessorio della vista capovolta apre dunque la strada a dei cortocircuiti (sotto)testuali che impreziosiscono un susseguirsi di situazioni ad alto tasso adrenalinico. Pur non esponendosi per estrema innovazione, il nell’assistere alla proiezione è garantito dal primo all’ultimo minuto.

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E il merito va a lui, a Ratanaruang, ricercatore di forma come quelli che piacciono tanto ai cinefili (vogliamo parlare della soggettiva iniziale?), autore che a questo punto necessiterebbe di una cassa di risonanza maggiore. Speriamo che il tempo, in questo caso, sia galantuomo.

Recensione: pensieriframmentati.blogspot.it

By Anam

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