
Titolo originale: Eorin wangja
Nazionalità: Corea del Sud
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 92 min.
Regia: Choi Jong-hyeon
Il poliedrico artista Jong-cheol è un maniaco del lavoro e sembra non dare mai attenzione alla sua famiglia. Ma quando li perde in un incidente stradale, il suo mondo crolla. Un giorno incontra un ragazzino di nome Yeong-ung, affetto da una malattia incurabile. Stranamente, Jong-cheol ha la sensazione di averlo già incontrato in passato.
Un film tenero, sul destino che picchia duro due volte e su un bambino che ha un cuore enorme, per persone ed animali anche se poi tutti lo lasciano, troppo presto. Ed è la storia di un adulto, che vive per il lavoro e si dimentica l’odore di suo figlio che manco guarda nella fatua speranza che tutto duri per sempre. Ma un giorno si ritrova senza niente, solo con un enorme fardello sulle spalle e, attaccato ad una bottiglia per bersi fuori la vergogna, vede un bimbo che gli sviene tra le braccia. Un ospedale, un altro ospedale, una mamma strana che non è mamma “vera”; uno squaletto in una bottiglia; e due occhi di cerbiatto che si assumono con una comprensione da “grande vecchio” anche le sviste degli altri.
Ovviamente non ha la classica happy ending, non cerca neanche la lacrima scontata,fa solo leva sul modo di vedere il mondo attraverso la sofferenza silenziosa di un bambino che – soffrendo – capisce prima di tanti altri un’uguale sofferenza vestita da maldestra sbadataggine scivolante in un autoannientamento.
Fa pensare, con dolcezza e rammarico alla vita di una farfalla senz’ali. C’entra con il libro? Certo e in una maniera trasversale e profonda che viene svelata in chiusura in un film nel film che è assieme atto di amore e atto di dolore.
Recensione: comingsoon.it