THE COMIC (SubITA)

Titolo originale: The Comic
Paese di produzione: UK
Anno: 1985
Durata: 92 min.
Genere: Drammatico, Horror, Fantascienza, Visionario
Regia: Richard Driscoll

La particolarità di questo film la potete trovare nel fatto che l’unica cosa in italiano scritta a proposito di questo film è questa:

Film britannico di difficile catalogazione, dovrebbe essere l’epopea di un comico/cabarettista che elimina il rivale in un futuro distopico regolato da squadrette punitive in stile fascista; “dovrebbe” perché il film – finanziato in modi improbabili e uscito solo nei circuiti dei festival – è un lavoro sperimentale nel quale non si capisce quasi nulla del plot tra flashback, sequenze oniriche, errori di continuity e dialoghi tremendi, in un mix di stili che non va a parare da nessuna parte. E’ come guardare Lynch sotto effetto di droghe ma senza né visionarietà né idee.

Per questo merita di stare su fpe.

Io aggiungo questo.

In un futuro oscuro e totalitario, il comico Sam Coex, dotato di capelli arancioni fluorescente e una smania di successo, elimina il suo principale avversario sul palco della stand-up comedy per ottenere finalmente il riconoscimento. Dopo l’assassinio del rivale, Sam abbraccia la fama e sembra avere la sua grande chance… ma la ribalta è un trono di morte. Coinvolto con una spogliarellista, intrappolato nelle dinamiche perverse del sistema e perseguitato dalle regole di un regime che controlla ogni risata, Sam scopre che la battuta perfetta può costare la vita e che la comicità è un’arma a doppio taglio.

The Comic è un film che assomiglia a un chirurgo che opera la comicità e scopre al posto del riso un organo marcio. Richard Driscoll, regista e sceneggiatore, confeziona un prodotto visionario e malato, forse disposto ad essere dimenticato, forse già condannato a diventare un oggetto di culto per chi ama l’abisso del cinema povero e contaminato. Non è solo brutto – è un esperimento sull’eccesso, sul contrasto, sulla dissoluzione della forma comica in forma di tragedia grottesca.

Il mondo che vediamo è uno specchio deformato della società: il palco è arena, la battuta è proiettile, il controllo è totalitario. Il contesto distopico non è mero sfondo, ma condanna visiva: luci al gel-blu, nebbia di fumo, scenografie logore, tutto sembra urlare che la risata è finita, è stata sequestrata. Sam Coex è la personificazione della speranza corrotta: uno che ambisce al successo ma viene fagocitato dal manicomio del palcoscenico. Il suo crimine – l’eliminazione del concorrente – non è solo violenza, è la dimostrazione che nella satira del potere non esiste pietà.

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La spogliarellista -– compagna e rovina di Sam -– rappresenta invece la libertà ingabbiata: la carne pronta al consumo, l’oggetto di desiderio che diventa vettore di distruzione. Nel film, sesso, morte, risata e potere si intrecciano come spinte di un motore arrugginito. Driscoll non risparmia nulla: i dialoghi sgangherati, l’interpretazione sopra le righe, il montaggio che salta da sogno a incubo senza preavviso. È un cinema che urla senza trovare voce, che ride spezzandosi, che vive nella catastrofe della forma.

Eppure, c’è qualcosa di magnetico in The Comic: la sua onestà nel non voler piacere, nel non voler aderire a norme narrative o estetiche. È un’opera che si rivolge direttamente alla porzione più oscura dello spettatore – quella che ride guardando la rovina, che cerca il perturbante nel malfunzionamento. Driscoll costruisce una farsa con budget microscopico ma ambizione smisurata: la scala e il dettaglio non contano, conta la volontà di muovere il subconscio. E in questo, il film centra l’obiettivo.

Certo, non è per tutti. Se cerchi coerenza, brillantezza, leggibilità, passa oltre. Ma se riesci a perdere la mappa della storia e lasciarti crollare nella distopia di risate rotte, potresti trovare qualcosa che pochi film osano offrire: la bellezza sporca della caduta, l’ironia che si trasforma in sangue. Sam Coex non è un eroe, è un corpo che cade sul palco, un riflesso della società che applaude mentre si distrugge.

The Comic non reclama perdono. Non offre redenzione. Ti propone lo specchio della comicità morta, del talento infestato, del potere che schiaccia. E nel farlo, nel suo modo sbagliato e grezzo, ti parla di noi: dello spettacolo che diventa controllo, del divertimento che si trasforma in terrore. È un film da vedere come si vede un palcoscenico in fiamme: non per goderne, ma per capire quanto la risata può essere fucina di morte.

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