THE CLOUD IN HER ROOM [SubITA]

Titolo originale: Ta fang jian li de yun
Paese di produzione: Cina, Hong Kong
Anno: 2020
Durata: 101 min.
Genere: Drammatico, Sperimentale
Regia: Xinyuan Zheng Lu

The Cloud in Her Room, presente nel catalogo MUBI, è il lungometraggio d’esordio della regista cinese Zheng Lu Xinyuan. Vincitrice del Tiger Award al Festival di Rotterdam (IFFR) con un film sul ritorno e la dell’illusione, si conferma come una tra le voci più interessanti del cinema contemporaneo. Il cinema cinese è da sempre stato attento alla città, alle modifiche del tessuto urbano e ai ritorni nei importanti della memoria. Basta pensare a film recenti come An Elephant Sitting Still di Hu Bo o all’ultimo film di Zhang Yimou visto alla Festa del Cinema di Roma, One Second. Tutto il cinema di Jia Zhang-ke intreccia le storie delle città con quelle dei suoi abitanti e l’esordiente Zheng Lu compie lo stesso percorso dei suoi predecessori.

La di The Cloud in Her Room vede una ragazza ventiduenne, di nome Muzi, ritorna a Hangzhou per il Capodanno cinese. Si stabilisce nella vecchia casa di ormai abbandonata da tutti i suoi familiari. Tutti hanno preso strade differenti e Muzi si trova da sola ad affrontare la sua memoria con ormai i piedi che le escono fuori dal letto. Si trova al centro di un vero e proprio confronto generazionale dove il si è risposato e ha una bambina e la madre vive una seconda tra alcool e nuovi amanti. Muzi forse vorrebbe ritrovare una sorta di apparente stabilità, ma è destinata ad un’esistenza liquida. Al sempre eterno vagabondare in una città che continuamente cambia volto. Sorgono sempre più cantieri, gli esseri si spostano, cambiano la loro storia. L’unico modo per tenerli fermi è catturarli tramite la ripresa sgranata di uno smarthphone.

Il film inizia con un dolly contrario rispetto a quello di Scola in Una giornata particolare. Qui non si vuole invadere l’appartamento, si vuole fuggire. La casa è ricostruzione storica, ma ormai è vuota. Si percepiscono le presenze e gli odori del cucinato, ma tutto rimane sfumato e inafferrabile. Muzi vuole aprire le finestre, ma gli infissi cadono giù. Le porte sono sempre aperte, ma forse dovrebbero rimanere chiuse. Si sente persa e Zheng Lu la cerca con la a mano. Insiste sui primi piani, la passa al negativo come per entrarle dentro. Cerca di comprenderla e poi la lascia pian piano andare. La regista cinese filma le ceneri del tempo, offre un’esperienza sensoriale in equilibrio tra sentimento e controllo. Tramite il montaggio raggruppa frammenti spuri dell’esistenza della sua protagonista. Mixa un approccio da pura documentarista alla costruzione finzionale e uniforma sotto la fotografia plumbea in bianco e nero di Matthias Delvaux. Quello della regista cinese, tramite una estrema, un approccio libero alla forma e al contenuto che ricorda il cinema della nouvelle vague e la messa in campo dei cambiamenti che sta vivendo la cinese, è uno degli esordi più folgoranti degli ultimi anni.

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sentieriselvaggi.it

 

By Francesca R.

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