TAMPOPO [SubITA]

Titolo originale: Tampopo
Nazionalità: Giappone
Anno : 1985
Genere: Commedia, Grottesco
Durata: 114 min.
Regia: Jūzō Itami

Il legame tra cinema e è da sempre uno dei più fruttuosi nella storia della settima arte. Il cibo si presta alla perfezione per intraprendere metafore artistiche, psicologiche e sessuali. Non è un caso che uno dei film più interessanti dell’argomento sia un film giapponese: “Tampopo”. La cultura giapponese più delle altre ha infatti un vero e proprio culto del cibo, dove la perfezione con cui gli ingredienti sono disposti nel piatto ha la stessa importanza di tempi di cottura e abbinamenti. E sarebbe stupido trascurare anche l’aspetto rituale con cui il viene consumato (ascoltate i consigli di come mangiare il e capirete), diventando in tutto e per tutto quello che anche noi in chiamiamo culinaria, anche se bisogna ammettere la loro superiorità nel rispettare il cibo e i suoi tempi.

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Tampopo è una di mezza età che gestisce un chiosco di ramen (una specie di zuppa di spaghetti) frequentato solitamente da camionisti. Sarà proprio uno di loro, Goro, a convincere la donna ad imparare l’arte del ramen. Cominceranno così le sue avventure alla di ricette segrete, misteriosi ingredienti e lotte con i colleghi rivali. Tampopo non solo ricerca i segreti di una ricetta, ma soprattutto una riflessione artistica del come arte, del cibo come vita. Se il rapporto cibo/arte è esplicitato nel racconti di Tampopo, il legame cibo/sesso è impersonato da un gangster che, in una storia parallela (profondamente anti-cinematografica), è protagonista di alcuni episodi che metaforizzano la vita sessuale tramite il cibo. La carica erotica di alcune scene è veramente alta e carica di un simbolismo poetico e mai scontato (il tuorlo d’ che i due innamorati passano di bocca in bocca è simbolo dell’orgasmo come l’ostrica è la perdita della verginità).

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Juzo Itami (sceneggiatore e regista della pellicola) mischia abilmente svariati generi (film muto, western, dramma e commedia) per formare un film epicamente grottesco (ne sono un esempio le musiche volutamente pompose) ma non privo di una certa vena poetica che compensa il precoce invecchiamento di una messa in scena non all’altezza.
“Tampopo” porta con sé un’ottima riflessione sul cibo, sull’arte e sulla nostra vita.

Recensione: pellicolascaduta.it

 

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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