TAMALA 2010: A PUNK CAT IN SPACE (SubITA)

Titolo originale: Tamala 2010: A Punk Cat in Space
Paese di produzione: Giappone
Anno: 2002
Durata: 92 min
Genere: Fantascienza, Sperimentale, Grottesco, Visionario
Regia: t.o.L (collettivo Trees of Life; K. e kuno)

Su Cat Earth, una metropoli felina controllata dalla multinazionale religiosa Catty & Co., vive Tamala: gattina geneticamente eterna, mascotte corporea e sacrale allo stesso tempo. Sa che la verità è un fumo lontano. Decisa a trovare le sue origini, scappa verso Orione, ma un postino immortale la getta sul Pianeta Q, dove si dissolve la gerarchia tra gatti e cani. Inseguita da poliziotti bituminosi, diventa simbolo di un culto millenario. Sopravvivrà? O diventerà lei stessa un logo eterno?

Tamala 2010 è una liturgia punk animata: bianco e nero come pergamena rituale, dialoghi da fantascienza allegorica, colonna sonora glaciale come un circuito chiuso. La protagonista – Tamala – è un’icona creata per vendere sogni sterilizzati, ma dentro di lei pulsa un disagio da punx disilluso. Ōrori da Pynchon si mescolano a citazioni da Astro Boy, fumetti d’avanguardia e рекламы lisergiche. È cinema che deflagra la pubblicità dentro lo spettatore.

Il mondo è un megacorporativo con volto di pollo gigante, la mascotte Tamala è seducente e strafottente: fuma, bestemmia, fuga. Ma ogni gesto è sorvegliato dal culto di Minerva, incarnato da Catty & Co. Il finale – con il professore zombi che rivela il complotto millenario – è una tirata filosofica che spiazza: il twist si monta all’ultimo secondo, costruito come colpo da sciamano.

Visivamente, il film è flusso psico‑grafico. Passaggi da 2D elementare a glitch 3D, neon che spuntano su campagne in seta, collage che sembrano poster psichedelici: la città è Mandala spezzato, il disegno è diario lisergico.

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Il ritmo sembra un test: salti temporali, non sequitur, ellissi narrative. Ma dietro al caos c’è ordine: un rituale antisistema costruito per turbare chi pretende rassicurazioni. Tamala non chiede identificazione, chiede discesa. Vuole che ti perdi.

Lo score elettronico di t.o.L. è ossessione sonora: loop ipnotici, sussurri acidi, ambient che graffiano la soglia della percezione. La musica è corpo vibrante più dei disegni, ed è essa la colonna vertebrale della narrazione aliena.

Il progetto originale doveva essere trilogia, ma resta un unicum. La gattina immortale è simbolo della ciclicità del capitale, della ritualità sacra che si cela dietro il marketing. La ripetizione all’infinito, ogni anno a 1.5 anni, è un mito sterile: Tamala è simbolo dell’identità postmoderna che muore prima di nascere.

Chi sta a guardare vede pubblicità che consuma il mito. Ma chi ascolta? Vedrà la macchina del sacro feticcio urlare da dentro lo spot. La verità del film non è nel racconto, ma nella frattura che provoca: l’esperienza disturbata di un’icona che non puoi comprare. Devi sognarla.

Guarda Tamala 2010 se vuoi sperimentare un anime delirante, un inquietante sogno capitalistico fatto di fumetti da incubo e suggestioni da rave lisergico. Non si consuma, si assorbe. Dopo, sentirai ancora l’eco di quel mantra ancestrale: Cats live in loneliness, then die like falling rain.

By Anam

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