MAELSTROM (SubITA)

Titolo originale: Maelström
Nazionalità: Canada
Anno: 2000
Genere: Drammatico
Durata: 87 min.
Regia:

Bibi sta passando un periodo difficile. di una celebrità, gestisce insieme al fratello una famosa catena d’abbigliamento, ma questi ha deciso di estrometterla dagli affari per la sua incapacità di tenere le redini dei tre negozi. In più ha appena abortito e l’umore generale di conseguenza non è al massimo. Una sera, di ritorno da una festa dove ha bevuto troppo, investe un uomo, ma ubriaca com’è non si ferma e torna a casa, rendendosi conto dell’accaduto solo al mattino dopo. A quel punto comincia ad affrontare i di indecisa sul da farsi, finché un giorno, su un quotidiano, trova il nome dell’uomo e decide di andare a chiedere informazioni all’obitorio.

Giornataccia per il bellissimo pericolo pubblico canadese n.1, la 25nne Bibiane Champagne (Marie-Josée Croze) : deve far fronte alle conseguenze di un aborto chirurgico (primo trimestre, aspirazione a vuoto : Ehi!, psss!, il medico taglia l’erba del prato di casa indossando un giubbotto antiproiettile. L’amica: “Io ci sono passata due volte. No, tre”), di un licenziamento in tronco [l’evaporazione di 200.000 dollari, seppur canadesi (ma frusciano comunque) non consente al fratello maggiore, il co-erede, di passarci sopra], e, a cascata, di un omicidio stradale (alcolico & C.) niente affatto colposo. Le conseguenze di una vita, insomma. La sua.

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Raccontare storie, uccidere, espiare, suicidarsi, sopravvivere.

Preambolo, avvertenza : “Ci scusiamo con gli amici norvegesi, poiché la viene mostrata in base ad alcuni luoghi comuni. Il copione è scritto sotto ipnosi. Ci dispiace che il film sia del tutto frutto della fantasia” : ho ragione di credere che sia (auto) solo fino ad un certo punto.

“Investito da un’auto nella propria cucina!” (by Metro, Lercio, Cronaca Vera, FB).

“Ah! Per “immolarsi”! Non può dire così. Non si può sacrificare se stessi. “Immolarsi” significa sacrificarsi. Lei vuole suicidarsi, è diverso” : un benzinaro insegna a Bibi come si sta al mondo.

“Tutte le azioni umane sono manifestazioni contro la morte” : anticipa ciò che 13 anni dopo riprenderà in “Enemy”, traslando Saramago: qui s’inventa (condensando 10 millenni di filosofare) Björn Magnuss-e/o-n là dove il Nobel portoghese apocriferà (due anni dopo, nel 2002, in “l’Uomo Duplicato”) Borges.

Scritto interamente dal regista, col procedere della narrazione il film (la sua opera seconda nel lungometraggio) convince sempre più: a 3/5, poco dopo l’apertura di una seconda linea narrativa parallela, Villeneuve ne subentra una terza. E funziona. Tutto logico. Tutto diretto. Nulla di trascendentale. Le sue pedine-formichine, i suoi esemplari, i suoi pezzi da macello, mossi sulla scacchiera-vetrino-bancone disegnano fraseggi di reazioni/emozioni, e noi, più che dire “si, fai così, no, non fare cosà, oh, guarda un po’, ok, mi dia quello”, ci riconosciamo in particolari sintagmi. È una qualità. In questo caso positiva. Come nella/per la coeva pellicola di P.T. Anderson, tutto torna, “nulla” (s)fugge, forse pure troppo…

Guarda anche  THE TRACEY FRAGMENTS (SubITA)

Tutto il cast secondario, oltre ad essere ottimamente diretto, risulta composto da eccellenti attori. Da rimarcare almeno la pur breve ma potente interpretazione (la sequenza del post-incidente restituisce un’immersione nella lacerante: esageriamo: Kieslowski…) di Kliment Denchev (1939-2009) nel ruolo di Klimbo, il discendente del macellaio vichingo-Efesto/Vulcano-orso bruno polare, e l’osteittica-bentonico-pelagica narrante di Pierre Lebeau.

Fotografia sovraesposta e controluce di André Turpin (“Un 32 Août sur Terre”, “Incendies”, e poi molto Xavier Dolan). Musiche originali di Pierre Desrochers (“Un 32 Août sur Terre”). Montaggio di Richard Comeau (“Polytechnique”).

Tra le musiche non originali, pezzi di Edvard H. Grieg (l’Adagio del Concerto per Piano ed Orchestra in La Minore, op. 16), Tom Waits (“All Stripped Down” e “the Ocean Doesn’t Want Me”, entrambe da quel capolavoro di ossa sonanti ch’è “Bone Machine”) e Charles Aznavour (“les Deux Guitares”).

mck – filmtv.it

By Anam

I'm A Fucking Dreamer man !

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