Titolo originale: Le bunker de la dernière rafale
Paese di produzione: Francia
Anno: 1981
Durata: 26 min.
Genere: Corto, Fantascienza, Visionario
Regia: Marc Caro, Jean-Pierre Jeunet
Un gruppo di soldati, tutti rasati, è asserragliato dentro un bunker, dove si conducono strani esperimenti con cavie umane, in un crescendo distruttivo e autodistruttivo.
La lunga collaborazione tra Marc Caro e Jean-Pierre Jeunet ha dato sempre buoni frutti, ricordiamo infatti il successo meritato del grottesco “Delicatessen” (1991) o il surreale e mai troppo celebrato “La Città Perduta” (1995), uno dei titoli più affascinanti legati al cinema fantastico degli anni novanta. Oggi però risaliamo la corrente fino al 1981, l’anno di uscita di un cortometraggio di ventisei minuti che almeno in questa sede non abbiamo mai smesso di apprezzare.
“Le Bunker De La Dernière Rafale” (conosciuto anche come “The Bunker Of The Last Gunshots”) è un piccolo film claustrofobico realizzato con un budget irrisorio e ambientato in un’epoca storica non precisata: alcuni riferimenti estetici possono ricondurci al periodo della seconda guerra mondiale, ma i due registi non lasciano trapelare nessun indizio, anche perché l’opera è priva di dialoghi e si sviluppa attraverso una girandola continua di rumori, di esplosioni, di sirene e di distorsioni radio (il sonoro occupa un ruolo a dir poco fondamentale). Una sensazione di pericolo imminente accentuata dall’uso delle maschere antigas e dai macchinari impazziti presenti in questo bunker, un luogo cupo e opprimente in cui si muovono degli uomini in divisa tutti visivamente agitati da qualcosa (curioso il fatto che questi individui siano glabri).
Marc Caro e Jean-Pierre Jeunet virano sul verde la fotografia, un colore che qui rappresenta tutto fuorché la speranza, là sotto infatti c’è un’attesa inquietante per un evento catastrofico ormai vicino. Cinema di guerra ma anche cinema apocalittico quindi, riletto con uno spirito di taglio steampunk (per le atmosfere) e non tanto distante da un immaginario di matrice post-industriale, non a caso nel 1995 l’artista tedesco :Wumpscut: utilizzerà un fotogramma del corto per la copertina del suo album Bunkertor 7 (per chi vi scrive, una delle migliori uscite in ambito electro-industrial dei 90s).
“Le Bunker De La Dernière Rafale” mostra il controverso rapporto tra l’uomo e le macchine, suggellato da un senso di paranoia costante che può essere riversato sia nel nostro passato storico che nel futuro prossimo dell’umanità. Angoscia, isolamento e perdita di controllo, un terrore palpabile minuto dopo minuto. Un’esperienza da provare a tutti i costi.
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