
Titolo originale: Extraordinary Tales
Paese di produzione: Francia, Belgio, Germania, Spagna, Lussemburgo, Stati Uniti
Anno: 2013
Durata: 73 min
Genere: Animazione, Horror
Regia: Raul Garcia
Un’antologia animata di cinque racconti tratti dalle storie di Edgar Allan Poe.
“Tutto ciò che vediamo o sembriamo, è solo un sogno dentro un sogno.” Edgar Allan Poe
Cosa significa morire davvero? È uno spegnersi della carne o una dissoluzione più sottile, una riscrittura del codice dell’anima in un sistema che ci sfugge? Extraordinary Tales di Raúl García non è un film, ma un rituale: un invito ad attraversare la soglia e a scrutare ciò che si agita oltre il velo.
Cinque racconti di Edgar Allan Poe prendono forma in un mosaico animato, ognuno con una firma stilistica che rispecchia l’abisso di cui parla. La caduta della casa degli Usher è un dissolversi dell’essere nella struttura, il simbolo della decomposizione dell’ego e della fine delle dinastie interiori. Il cuore rivelatore è la follia della coscienza che si svela, un incubo espressionista in cui il tempo diventa il carnefice dell’anima. La maschera della morte rossa si srotola come un monito per la nostra epoca: il potere che cerca di sfuggire all’ineluttabile, nascosto dietro le mura dorate della propria illusione.
Ma la chiave di volta è nel dialogo tra la Morte e Poe stesso, un duello di idee sulla persistenza dell’Io oltre la fine. Qui, García intuisce l’essenza della poetica di Poe: la morte non è una fine, ma un’eco che ritorna, una vibrazione che si ripete nel tempo ciclico della coscienza universale. La narrazione affidata a voci come Christopher Lee e Bela Lugosi amplifica l’incantesimo, trasformando l’esperienza in una messa nera cinematografica, un requiem per il senso della realtà stessa.
Non è un caso che questo film esca nel XXI secolo, l’epoca in cui la Morte viene rimossa, anestetizzata, nascosta dietro schermi luminosi e apparenze di eterna giovinezza. Extraordinary Tales è il contrario: è un viaggio iniziatico che ricorda l’inevitabile, ma lo fa con la bellezza di chi ha già attraversato il buio e ha imparato a danzare con l’ombra.
Non è un film per chi cerca una narrazione lineare. È un incubo lirico, un’opera che parla a chi è pronto a dissolversi per comprendere. Se Philip K. Dick avesse scritto di Poe, avrebbe partorito qualcosa di simile: una realtà liquida dove il tempo si frantuma e il terrore è solo il riflesso di una coscienza che non si arrende.
Anam