DIE FARBE [SubITA]

Titolo originale: Die Farbe
Titolo internazionale: The color out the space
Nazionalità: Germania
Anno: 2010
Genere: Drammatico, Horror, Thriller
Durata: 86 min.
Regia:

Girato tra primavera e l’estate del 2008, Die Farbe (letteralmente “il colore”) costituisce un’ulteriore trasposizione del racconto Il colore venuto dallo spazio, dopo La morte dall’occhio di cristallo (1965) e La maledetta (1987). In questo adattamento piuttosto libero del capolavoro di HPL l’ambientazione è spostata in Germania nelle tetre foreste della Svevia-Franconia dove un uomo, Jonathan Davis proveniente da Arkham, è alla ricerca del padre scomparso, che era di stanza in quei luoghi dopo la seconda guerra mondiale. Jonathan si propone di trovarlo e riportarlo a casa, ma nel profondo del bosco scopre un oscuro mistero del passato. Essendo una produzione indipendente con pochi mezzi a disposizione, il film fa leva abilmente su un orrore più evocato che mostrato. La suspense cresce lentamente ma inesorabilmente e la suggestiva fotografia in bianco e nero rende con efficacia i cupi e desolati scenari dei boschi germanici. Buoni gli effetti speciali ma evita saggiamente di seguire l’inflazionata via dello splatter e dell’exploitation, privilegiando invece il senso del mistero.

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Die Farbe  è un lungometraggio indipendente tratto dal racconto di Howard Phillips Il colore venuto dallo spazio. A mio parere, la difficoltà di adattare per il cinema le storie del Solitario di Providence si potrebbe definire ontologica. In un’ eminentemente visiva come quella cinematografica, se una cosa non appare sullo schermo per lo spettatore non esiste; d’altronde per Lovecraft il vero Orrore non è percepibile dall’occhio umano perchè di origine aliena, estraneo al nostro mondo (oltre al già citato The Colour Out of Space, vedi la short story L’orrore di Dunwich, veri e propri manifesti del cosmic horror). In che modo, dunque, si può costruire un racconto per attorno a una invisibile? Come il Carpenter del lovecraftiano In the mouth of Madness (1994), il tedesco decide di mostrare poco o nulla di abnorme, preferendo invece puntare su quelle suggestioni minimali che sulla carta fanno lavorare di il lettore: vedere un mostro può spaventarci, ma nessun genio degli effetti speciali potrà mai eguagliare gli incubi fabbricati dalla nostra immaginazione stimolata ad hoc. Per contenuto e poetica Die Farbe è quindi un adattamento estremamente fedele al materiale originale, una scelta registica coraggiosa che soddisferà sia gli esigentissimi fans dello americano che, più in generale, gli amanti delle atmosfere rarefatte, sottilmente inquietanti.

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Recensione: splattercontainer.com

By Anam

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